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PARTE SESTA >>


PARTE QUINTA


Guerra comunista permanente contro l'Occidente

 Intervento del 4 maggio dell'onorevole IVAN MATTEO LOMBARDO

 

Un problema di essenziale importanza sollevato da questo dibattito è, a mio modesto parete, quello dell'urgenza ormai divenuta angosciosa, di portare a conoscenza di un'opinione pubblica che non è informata, che segue schemi mentali tradi-zionali, il concetto ispiratore, l'essenza stessa, perfino la denominazione con cui indicarlo, di quel fenomeno enorme, proteiforme, infinitiforme che è la « guerra rivoluzionaria », il tentativo cioè del comunismo di conquistare il potere, non solo nel nostro Paese, ma ovunque. Infatti l'aspirazione suprema del comunismo è la conquista del mondo.

La gente spicciola è avvezza a considerare la guerra e la pace secondo concetti e terminologia tradizionali. Non si rende conto, cioè, che lo stato precario che travaglia oggid1 il mondo nulla ha che vedère con la pace. Bisogna che la gente sappia che noi siamo in pieno nel corso della terza, ed ultima! guerra mondiale. Sono pochissimi, anche nella classe politica, a rendersene conto e, quei pochissimi non hanno, per giunta, il coraggio di dirlo.

 Ma anzitutto, come designare questo genere di conflitto permanente, questo tipo di azioni che sconvolgono il mondo e che si inscrivono già nella storia?

Un fenomeno cos1 complesso che abbraccia, nel contempo politica e diplomazia, psicologia e socialità, economia e finanza, scienza ,e tecnologia; che investe il settore nucleare, quello spaziale, quello, degli armamenti convenzionali, della guerriglia; che arriva persino ad operar guasti nel campo della semantica, deve poter essere indicato con una denominazione comprensibile, ed accettabile, alla generalità della gente.

Inizialmente, per questo fenomeno che connota viviamo; era stata coniata da Bernard Baroch nel 1948, al Senato degli S.U., la denominazione di « guerra fredda ». Ma come definizione essa non è esatta anche perché non sufficiente ad indicare una situazione politica che si surriscalda e diventa spesso guerra calda, guerra guerreggiata. Via via, il fenomeno venne definito « guerra delle idee », «guerra delle parole », «guerra degli artifizi »: tutte definizioni inadeguate.     

Ad Oslo, nel 1960, all'Assemblea dell'Atlantic Treaty Association, un eccellente documento che ne riassume i dibattiti che si sforzarono proprio di analizzare ed approfondire. il fenomeno, la ?definì «battle for the minds of men »; altri, successivamente, la definirono « guerra dei nervi », « guerra psicologica ». A Parigi nel 1960, e qui a Roma nel 1961, due convegni internazionali, ai cui dibattiti parteciparono studiosi e politici di moltissimi Paesi, trattarono del problema definendolo « guerra politica ». Per la facile comprensione dei più non era, e tanto meno lo è oggi, ,definizione felice, sia perché ingannevole nella sua insufficienza a conglobarne tutti gli aspetti, sia perché troppo blanda per indicarne la sostanza drammatica.

In questo dibattito si è usata l'indicazione di «guerra non ortodossa »nell'evidente traduzione di una denominazione squisitamente militare di «un-orthodox war ». Ma andiamo a parlare alla gente spicciola, all'uomo della strada di « guerra non ortodossa» o sia pure, come forse si direbbe meglio in italiano, di «guerra eterodossa »: mai riuscirebbe a penetrarne il significato ed a familiarizzarsi con tale denominazione.

Nel corso di questo Convegno si è usata molto l'espressione «guerra rivoluzionaria ». Con questa indicazione possiamo discutere tra noi, in sede di studio, del ,fenomeno, per constatare tra l'altro come esso rivoluzioni il tradizionale concetto di guer-ra; ma sconsiglierei nettamente di usarla nel rivolgerci ad una generica opinione pubblica. Perché l'aggettivo «rivoluzionaria» può tornare controproducente ponendo l'accento su un contenuto, direi quasi, romantico per chi ha fervorosa ammirazione per il mito delle rivoluzioni e particolarmente quando sono sanguinose. (Questa è infatti, a ben riflettere, la ragione per la quale una delle più incisive, più vere rivoluzioni dell'umanità, quella americana, non ha goduto della stessa pubblicità e portata storica della rivoluzione francese appunto perché non è stata sanguinosa). Attenzione, adunque, perché l'uso della locuzione « guerra rivo-luzionaria » non potrebbe non ingenerare confusione, anzi finirebbe con il giocare a favore della propaganda comunista che s'inorgoglisce di scatenare nel mondo delle « guerre rivoluzionarie ». Che queste poi conducano, quando riescono, al mondo più crepuscolare e reazionario che mai si possa immaginare, non è più fatto , reversibile per chi ne sia stato vittima; ma neppure vie-ne avvertito nella sua terribile realtà dai popoli rimasti ancor liberi, perché da propaganda comunista - enormemente superiore .in fracasso, quantità e rendimento a quella dei non comunisti o degli anti-comunisti riesce a travisare la realtà ed a confondere le idee.

Dovremo strizzarci le meningi per trovare una valida definizione, non so - penso in questo momento ad alta voce...:  ;. se non sia più indicativa ed efficace la definizione di « guerra permanente » (o di «aggressione permanente ») per far compren-dere all'opinione pubblica di cosa si tratti, per far capire a tutti che sino a quando, il mondo comunista continuerà ad esacerbare situazioni politiche, a snaturare gli aspetti economici e sociali, ad insidiare la libertà dei popoli, non potrà esistere pace autentica nel mondo.

 La società comunista è stata proprio ideata e strutturata per la guerra permanente contro il resto del mondo. Dagli inizi e' cioè da quando Lenin ed una piccola minoranza bolscevica; formata da quei «professionisti rivoluzionari» che egli aveva ideato, con-quistarono il potere in Russia ed in seguito ad opera della burocrazia bolscevica del Comintern e del Cominform (e più specificamente di quella preparatissima criptocrazia che andava minuziosamente studiando problemi, metodi e tattiche) noi abbiamo assistito al sempre maggior dilatarsi della sfera d'azione di questa colossale cospirazione.

        Lo scopo che Lenin si prefiggeva venne conclamato da lui e dai suoi rivoluzionari professionisti in termini precisi: volontà di conquista del potere, di rivoluzione mondiale, di conquista del mondo. A quei tempi poteva apparire come una petizione di principio; Lenin stesso indicava: o saremo noi ad imporci o saranno loro a sopprimerci. Ma già moltissimo del lavoro per le successive attività eversive venne avviato sin dai primi tempi. La criptocrazia si mise all'opera .per creare le scuole di leninismo, quelle scuole donde sono usciti i principali attori di tutte le imprese di sovversione che il comunismo ha condotto nel mondo per decenni. Ma non era ancora apparsa l'atomica! Oggi, quella volontà di conquista del mondo non è più vociferata. Viene riaffer-mata nelle assisi del comunismo internazionale; negli ambiti ristretti degli iniziati. Per i popoli rimasti liberi è stata mimetizzata. Si è così giunti all'affermazione della cosiddetta « coesistenza pacifica », della « pacifica competizione » tra i due sistemi; si par-la molto di «dialogo», anzi essi si sprecano in tentativi, di dialogare con chiunque.

Ma la dura realtà è che nel mondo di oggi l'impero sovietico dispone di vezzi: mortali contro tutti i Paesi di tutti i Continenti: militari contro gli uni, eversivi contro gli altri, militari ed eversivi assieme contro tutti. Esso teorizza (e dobbiamo la colorita e descrittiva espressione a Krusciov) l'uso della« spada di Damocle che rende molto di più della spada di Cesare »... E teorizza, e conduce, quella complessa azione che noi abbiamo esaminata qui, sotto la denominazione di «guerra rivoluzionaria» che in realtà è null'altro che una guerra di classe condotta su scala mondiale al livello delle nazioni.

. Ora va accelerando i tempi perché teme la Cina, l'altro impero comunista, socio e concorrente nel contempo oggi, nemico forse mortale domani. Per questo l'U.R.S.S. si dà da fare per creare quanto più rapidamente possibile forti posizioni nell'interesse della propria sopravvivenza. E qui, a mio modo di vedere, si manifesta uno dei più gravi pericoli per il mondo libero. Il mondo sovietico, nella prospettiva, ma anche nella previsione, di dover affrontare un giorno la Cina imperialista e razzista, ha necessità di assicurarsi potentissimi mezzi:

l'ideale per esso sarebbe quello di aver tempestivamente soggiogato e costretto nel proprio « imperium » i paesi più industrialmente evoluti, proprio nell'eventualità di quello scontro.

In serrata concorrenza (ma a volte anche in concomitanza nel seminare tempesta) opera !'impero Cino-comunista che dispone di enormi masse d'armati, che ha già prospettive nucleari, che svolge un universale intesissimo lavorio di penetrazione; il compito è divenuto per esso ancor più facile perché molto del lavoro preparatorio di eversione, di indottrinamento, di istruzione rivoluzionaria era già stato svolto dai sovietici. La Cina comunista teorizza e prepara la guerra razziale al livello delle Nazioni e su scala mondiale.

Finché il blocco avversario era monolitico, la situazione era relativamente più semplice, giacché si potevano individuare le grandi direttrici di un'unica strategia globale. Oggi è più disagevole prevedere e valutare le diverse spinte strategiche ed i mezzi che possono venire messi in atto dal nemico bicefalo per ottenere risultati globali.

L'aspra concorrenza fra i due imperi comunisti, per assicurarsi, ciascuno, le posizioni più vantaggiose (ma sempre, da ambedue le parti, a detrimento e rovina del mondo libero) fa si che i diversi disegni strategici parziali si articolino in modo estremamente. complesso e che le moltiplicate esigenze tattiche per portare al successo quei piani strategici, si sovrappongano e creino situazioni di perplessità, di smarrimento, di confusione, in fatto di valutazione e di comprendimento per quanto sta accadendo, negli uomini di governo, nei ceti politici.

 A questo si aggiungano poi le conseguenze del « policentrismo » che, lungi dal costituire un indebolimento per il mondo comunista, ne favoriscono le tattiche e gli scopi.

 Il policentrismo comunista serve esattamente a rinforzare, in virtù della propria apparente differenziazione, le posizioni dei due imperialismi comunisti: quello di Cina e quello di Russia. Esso si manifesta nel castrismo e nel titoismo; si avvale dei servizi preziosi del cosiddetto < socialismo arabo » dei Nasser e dei Ben Bella, della cosiddetta « democrazia guidata» dei Soekarno; si prepara a trarre il massimo vantaggio da quegli altri suoi « procuratori » e mezzani che le cosiddette « vie, nazionali al sociali-smo» nei Paesi che ne restassero intrappolati, aggiungerebbero alla schiera. Per strade diverse, scoperte o «defilate », tutto confluisce ancora verso lo stesso bottino globale. Del resto non dimentichiamo mai che tutti costoro vengono figliati dallo stesso utero bolscevico che già, via via, aveva figliato altri sistemi politici e regimi tirannici e totalitari.

Oggi, ad opera dei due imperi e del « policentrismo » comunista, la minaccia, per il mondo libero, si è moltiplicata ed è diventata di una gravità inaudita.

Si tenga conto che codesti due imperi (che, per giunta, possono contare sui servizi dei loro satelliti) son diventati i più grossi « mercanti di cannoni» del mondo. A seconda delle zone di maggior influenza rispettiva (ma, molto spesso, anche in concomi-tanza nella stessa zona) i due «mercanti di cannoni» forniscono quei mezzi bellici, elementari o tecnologicamente avanzati, che permettono loro di :articolare la sovversione nelle miriadi di forme che abbiamo già conosciute e che andiamo sempre più cono-scendo, a scapito della pace del mondo. Sotto gli occhi nostri si sviluppano le applicazioni tattiche di un piano strategico globale. Purtroppo spesso non vogliamo vedere, non vogliamo ricordare! Quel piano venne enunciato 45 anni fa da Lenin, ripreso 41 anni or sono da Stalin e continuato dai successori, individuali e collegiali che fossero. Esso si riassumeva fondamenta!. mente in que-sti quattro punti:

I)          rendere potentissima l'URSS;

II)        organizzare la sovversione all'interno dei paesi da essi denominati « capitalisti »;

III)      fomentare la rivolta tra le popolazioni delle colonie;

IV)      raggiungere il fine con l'urto definitivo, servendosi di qualsiasi mezzo, secondo le condizioni prevalenti nel Paese o nei paesi prési di mira.

 Il comunismo non ha mai nascosto i propri fini: li ha sempre enunciati, anche 'chiaramente e - questo - soprattutto in un primo periodo, per creare uno stato di aspettativa messianica tra le masse. Da 45 anni abbiamo sotto gli occhi il « lucido» del piano e rifiutiamo di esaminarlo e non vogliamo renderci conto che, cos1 facendo, ne ricaveremo lo stesso risultato cui siamo andati incontro per avere preso sottogamba a suo tempo il « Mein Kampf » hitleriano.

 Il comunismo è azione, e non conta solamente sui burocrati della rivoluzione e sui seguaci fanatizzati, ma anche su quegli uomini e quelle donne che hanno scientemente e consapevolmente fatto atto di dedizione assoluta " perinde ac cadaver " alla religione blasfema che hanno abbracciato. Il comunismo ha la vocazione della guerra: non può farne a meno. Il sangue e il vento fatto deagli aneliti di sofferenza degli esseri umani che opprime, tengono in movimento la ruota della sua possente macina.

Se il generale prussiano Clausewitz (autore enormemente ammirato da Lenin) affermava che "…la guerra null'altro è che la prosecuzione della politica con altri mezzi…". Lenin (e le sue citazioni vanno tenute presenti, non foss'altro perché costituiscono il sillabo della grande cospirazione) commentava che "…la guerra è, in fondo, della politica". La guerra fa parte del tutto e quel tutto è la politica…", e Mao (altro personaggio di cui è altamente istruttivo leggere le opere) più concisamente e più chiaramente ribadiva che "…la politica è la guerra; la guerra è la politica cruenta…".

Vi accorgerete come ci avviciniamo di citazione in citazione, alla realtà angosciosa e crudele. Ma il gusto di "far politica" dei capintesta e loro zelatori si traduce, in pratica, in sofferenza e morte per gli esseri umani.

Alla nozione di guerra si contrappone nelle nostre menti quella di pace. Né Lenin la negava; la strumentalizzava, annotando che "la pace consente di riprender fiato per la guerra" . Secondo la linea leninistica uno degli storici sovietici, il Chapotchnikov teorizzava che "…la pace diventa una continuazione della guerra con altri mezzi ". Eccovi perciò scodellata la teorizzazione del "conflitto permanente", della guerra rivoluzionaria, di questa guerra che è in corso anche se, astrattamente, noi dovremmo trovar-ci oggi in periodi di pace…

Perciò regola aurea del comunismo in tutte le sue versioni: esso è in istato di guerra permanente contro il resto del mondo. Che la guerra venga condotta con qualsiasi mezzo, o surrettiziamente, con molto o poco spargimento di sangue, questa è la rego-la., la pace (l'eccezione atta a confermare la regola) serve solo per riprender fiato...

Sin dal 1930 Dimitry Manuilsky, diplomatico, teorico del leninismo e « pezzo da 90 » dell'Internazionale Comunista, avver-tiva:

« La guerra all'ultimo sangue tra comunismo e capitalismo è inevitabile. Oggi tuttavia non siamo abbastanza forti per attaccare. Verrà la nostra ora tra 20 o 30 anni. Per vincere ci serve l'elemento della sorpresa. Occorre che addormentiamo la borghesia. Cominceremo con il lancio del più spettacolare movimento per la pace, mediante le aperture più elettrizzanti e le concessioni più spregiudicate. I paesi capitalisti, stupidi e decadenti, saranno felici di collaborare alla loro distruzione. Zomperanno sulla prima opportunità che verrà loro offerta da noi, d'amicizia. Non appena avranno smesso d'essere in guardia li atterreremo con la potenza del nostro pugno chiuso ».

Forse la situazione e la potenza dei mezzi bellici attuali non consente l'atterramento con il colpo a pugno chiuso, abbenché io sia convinto che se, ad un certo momento, il mondo sovietico ritenesse di avere un margine di superiorità sul mondo occidentale, esso colpirebbe scatenando la guerra totale e, perché nucleare, catastrofica nel senso vero e pieno della parola.

 

Ma anche senza giungere a quell'ipotesi ve n'è abbastanza, nelle indicazioni del Manuilsky, per vedere confermati gli sviluppi della « guerra permanente» bolscevica, a cominciare dalle «campagne per la pace ». Quando si parla tanto di « distensione », di « disgelo », di «coesistenza pacifica », non si può non avere la reazione favorevole della gente semplice, della gente ignara, per la quale la pace è speranza ed anelito supremo. Purtroppo si tratta di finzione. Ma questa finzione viene accolta come se non fosse tale, anche perché serve di giustificazione alla fuga delle responsabilità per gli statisti pavidi, per i politici superficiali, per tUtti gli ottimisti ad ogni costo. Poiché è un mezzo per ingannare, ecco che esso viene utilizzato al massimo del rendimento dai sicofanti al servizio dei comunisti.

La «coesistenza pacifica », del resto, non è stata inventata da Krusciov. Essa appare più volte nella logomachia sovietica, regolarmente strumentalizzata, come dimostra la sinusoide della politica sovietica che passa dalle posizioni di rigidezza a quelle di finta arrendevolezza, secondo una tecnica che comunemente vien detta,della «,doccia scozzese» ma che più esattamente dovrem-mo chiamare del «-condizionamento pavloviano ».

Enunciò il concetto della coesistenza, sia pure limitandola al solo aspetto economico, Lenin per la prima volta nel 1920. Ripropose la «coe-sistenza pacifica» Stalin nel 1927 e nel 1936. La riutilizzò Malenkov, da luogotenente di Stalin, nel 1947 e nel 1949, e da supremo responsabile della politica sovietica, nel 1953. Ma il concetto era controbilanciato tra un periodo e l'altro da enunciazioni opposte e tutt'altro che «pacifiche», affermandosi l'inevitabilità della guerra...

Finalmente Krusciov la fece ufficialmente adottare nella dichiarazione degli 81 partiti comunisti radunati a Mosca nel 1960. A mio giudizio quel documento costituisce senz'altro l'ufficiale dichiarazione di guerra del mondo comunista al mondo libero, poiché vi si afferma in modo assolutamente esplicito che la «coesistenza pacifica è una forma della lotta di classe tra socialismo e capitalismo ».

Un tanto per l'istrionismo dell'uomo, un tanto per l'imbecillità nostra, un tanto per il costante tradimento di cosiddetti « intellettuali », si è finito per snaturare la realtà. e dare sostanza di tremenda potenza e di suprema legittimazione ad un enorme inganno.

Quando assistiamo alle manifestazioni di feroce guerriglia, di sapiente sabotaggio, di onnipresente spionaggio, di sfrenata propaganda di menzogne, di organizzazione della sovversione, d'infiltrazione nei gangli vitali dello Stato, di utilizzazione da parte dei partiti comunisti degli organismi sindacali a scopi frontisti, di rivoluzione persino della semantica, tutto questo noi dobbiamo digerire come « coesistenza pacifica »...

 Né intendo riferirmi alla sola questi6ne della difesa militare. Gli esperti di . codesto problema concepiscono la difesa nelle tre dimensioni ormai acquisite: terra, mare, aria. Ma molto spesso si ignora da parte di molti esperti (e si vuoI deliberatamente sottacerlo da parte di altri) che esiste ormai una « quarta dimensione »: quella psicologicapolitica-sociale. E viceversa è proprio questa «quarta dimensione»che dobbiam penetrare e comprendere, se vogliamo sopravvivere.

Quando s'impose la « terza dimensione» a seguito della conquista dell' aria, si ebbe una profonda rivoluzione nelle concezioni militari. Ora che la « quarta dimensione» surclassa tutte le altre (perché anche le posizioni militari più munite e solide posson venire aggirate e distrutte, dal di dentro e dal di sotto) i concetti tradizionali di una volta, le politiche nazionali miopi che ancora ispirano alcuni degli statisti del nostro mondo, i piani strategici parziali ed i mezzi tattici d'un tempo, tutto questo va profondamente riveduto, va rivoluzionato.

È curioso (e leggermente ironico) il dover constatare come, per esempio, l'Alleanza Atlantica sia stata creata sotto lo stimolo dell'ansietà provocata dal colpo di Praga, cioè di una vittoria comunista realizzata proprio e solo mediante la «quarta dimensione». Vero è che planava sulla Cecoslovacchia l'ombra dell'Armata Rossa, oggi, per gli altri Paesi, sostituita dalla minaccia dei megatoni sovietici; ma va rilevato che il colpo fu realizzato con gli armeggi di quello stesso Zorin che, con ovvia preoccupazione, abbiamo visto recentemente recarsi a Parigi; con l'apporto di quel Fierlinger che tradiva la socialdemocrazia cecoslovacca del cui partito era il capo; con l'applicazione di quei mezzi tattici, politici e psicologici che il Yan Kosak teorizzerà in seguito a beneficio dei partiti «fratelli ». E di cosa si tratta in quelle teorizzazioni? Si tratta del modo come si possa conquistare il potere per le vie parlamentari, strappando continuamente concessioni a deboli uomini di governo ed ottenendo arrendevolezza dall'alto, suscitando pressione continua ed intransigente dal basso con l'utilizzazione delle masse. E questo metodo è il più comodo. Diceva Clausewitz che «,il conquistatore ama sempre la pace e preferirebbe assai entrare in paesi altrui senza che gli oppongano resistenza ». Lenin, attento studioso delle opere del Clausewitz, ha chiosato a margine del foglio del volume ch'egli leggeva: «Ha, ha! osservazione assai acuta! ». Anche Hitler aveva la stessa aspirazione, giacché anch'egli era stato attento lettore del Clausewitz..

 Qui si propone il grosso problema: come riuscire ad aprire gli occhi alla gente, come dare alle masse la sensazione dell'enor-me inganno, della grande truffa? Il mondo non comunista mi dà troppo spesso l'impressione di esser colpito da emiplegia. Il lato militare è vitale, è sveglio; il lato politico è intorpidito. Abbiamo enormi arsenali con dell'ottimo acciaio mentre lo spirito nostro è abulico e rassegnato. Ma come si può combattere, con degli spiriti abulici e rassegnati, il comunismo che non è tanto ideologia, od ideale di un « mondo nuovo », quanto essenzialmente azione e nuda scatenata volontà di conquista del potere? Come. portare all'attenzIone ed alla coscienza dell'opinione pubblica, l'immagine della situazione obbiettiva? Come indicare la realtà dei fatti, con un'attività coerente, costante, martellante, documentazIone e d'informazione?

Né intendo riferirmi alla sola questione della difesa militare, Gli esperti di codesto problema concepiscono la difesa nelle tre dimensioni ormai acquisite: terra, mare, aria. Ma molto spesso si ignora da parte di molti esperti (e si vuol deliberatamente sottrarcelo da parte di altri) che esiste ormai una "quarta dimensione": quella psicologica-politica-sociale. E viceversa è proprio questa "quarta dimensione" che dobbiam penetrare, se vogliamo sopravvivere.

Quando s'impose la "terza dimensione" a seguito della conquista dell'aria, si ebbe una profonda rivoluzione nelle concezioni militari. Ora che la "quarta dimensione" surclassa tutte le altre (perché anche le posizioni militari più munite e solide posson ve-nire aggirate e distrutte, dal di dentro e dal di sotto) i concetti tradizionali di una volta, le politiche nazionali miopi che ancora ispirano alcuni degli statisti del nostro mondo, i piani strategici parziali ed i mezzi tattici d'un tempo, tutto questo va profonda mente riveduto, va rivoluzionato.

E' curioso (e leggermente ironico) il dover constatare come, per esempio, l'alleanza atlantica sia stata creata sotto lo stimolo dell'ansietà provocata dal colpo di Praga, cioè di una vittoria comunista realizzata proprio e solo mediante la "quarta dimensione". Vero è che planava sulla Cecoslovacchia l'ombra dell'Armata Rossa, oggi, per gli altri paesi, sostituita dalla minac-cia dei megatoni sovietici; ma va rilevato che il colpo fu realizzato con gli armeggi di quello stesso Zorin che, con ovvia preoccupazione, abbiamo visto recentemente recarsi a Parigi; con l'apporto di quel Fierlinger che tradiva la social-democrazia cecoslovacca del cui partito era il capo; con l'applicazione di quei mezzi tattici, politici e psicologici che il Yan Kosak teorizzerà in seguito a beneficio dei partiti "fratelli". E di cosa si tratta in quelle teorizzazioni? Si tratta del modo come si possa conquistare il potere per le vie parlamentari, strappando continuamente concessioni a deboli uomini di governo e ottenendo arrendevolezza dall'alto, suscitando pressione continua ed intransigente dal basso con l'utilizzazione delle masse. E questo metodo è il più comodo. Diceva Clausewitz che "il conquistatore ama sempre la pace e preferirebbe assai entrare in paesi altrui senza che li oppongano resistenza". Lenin, attento studioso delle opere del Clausewitz, ha chiosato a margine del foglio del volume ch'egli leggeva: "Ha, ha! Osservazione assai acuta!". Anche Hitler aveva la stessa aspirazione, giacchè anch'egli era stato attento lettore del Clausewitz.  

 La realtà odierna è che noi oggi, nello sviluppo di nuovi concetti e di rinnovamento degli antichi per costituire impedimento ad arditi sogni di conquista, dobbiamo far conto su una sola possibilità, naturalmente a condizione di continuare a mantenere un margine di superiorità: l'arma " nucleare, il «deterrente» atomico, la capacità di rappresaglia termo-nucleare.

Si dice che questa pace inquieta e «fasulla» in quest'epoca in cui viviamo, sia garantita dall'« equilibrio del terrore ». Espressione esatta in termini militari, inesatta da un punto di vista psicologico. Perché, da quest'ultimo punto di vista, per il mondo occidentale vi è piuttosto lo « squilibrio del terrore ». Il terrore agisce su di noi, del mondo libero, in virtù di quella paziente e sapiente opera di condizionamento dello spirito a mezzo della paura, che ha costituito un vero e proprio capolavoro dei comunisti e dei loro zelatori. Per contro questo terrore non agisce, non condiziona quel mondo chiuso e casermatico, quel mondo in cui ogni informazione è filtrata e distorta ad uso di una linea politica, quel mondo in cui è stata soppressa ogni possibilità di espressione, che è il mondo comunista.

Contro il nostro mondo la guerriglia fa già un po' la parte della spada di Cesare, perché potentemente coadiuvata dalla spada di Damocle. Mezzi modernissimi ed altamente sofisticati, in gamma infinita, ci propongono versioni attuali di antichissimi truc-chi bellici. Torna all'ordine del giorno Ulisse con il suo cavallo di Troia: ne abbiamo ovunque, abbiamo una sterminata figliazione di «cavalli di Troia ».

La lotta è ovunque: investe l'ambito delle politiche interne, si sforza di influenzare la politica estera, esaspera i contrasti sociali. L'attacco comunista dà appoggio agli isterismi nazionalistici, si adopera per l'intossicazione delle menti, mina la economia delle Nazioni, esercita il sabotaggio della produzione di ciascun Paese, utilizza con formidabile capacità di sfrutta-mento quegli strumenti politico-sindacali che sono, nei diversi Paesi, i rispettivi partiti comunisti e le organizzazioni parallele. È come se, in termini militari, assistessimo alla presenza attiva e combattiva, nel Paese attaccato, di grossi nuclei di paracadutisti telecomandati dal Kremlino.

Sono situazioni e sviluppi tattici, questi, che non sarebbero mai stati immaginabili alcune decine di anni or sono. Tutti questo ha luogo per sospingere i popoli ad adottare il loro regime, 11 loro sistema. Questo, mentre le contraddizioni interne ed esterne di quel sistema (che tuttavia pretenderebbe di denunciare le contraddizioni interne ed esterne di quel sistema (che tuttavia pretenderebbe di denunciare le contraddizioni del nostro), la sua assoluta inefficienza in rapporto al benessere delle masse, ne di-mostrano il clamoroso fallimento soprattutto in termini umani. Un fallimento cui essi cercano di apportare un certo qual sollievo, ricorrendo a criteri e metodi del nostro sistema da essi avversato e condannato a morte! Infatti stanno «riscoprendo l'ombrello », ché nulla di altro sono, in fondo, quelle teorie del Liberman e del Trapeznikov in cerca d'una disperata via d'uscita per un sistema che, anche dal punto di vista ,economico, ha dimostrato la sua negatività, dato che è riuscito a far coincidere le frontiere del mondo comunista con le frontiere della miseria.

Ma tutto questo sta anche ad indicare il pericolo mortale della nostra situazione, perché essi non si rassegnano al fallimento, non intendono dichiararsi battuti senza aver prima tentato tutto il possibile, anche se catastrofico. Di fronte a tutto questo il nostro mondo si comporta in un modo per il quale non vi sono aggettivi sufficientemente qualificativi. Ora ci si dà un gran da fare per sollevarli dalle conseguenze economiche fallimentari del sistema. Se si riflette che dal 1919 al 1939 il mondo occidentale ha fornito in crediti, in prodotti, in attrezzature, in macchinario, in interi impianti industriali un equivalente di nove miliardi di dollari di allora (corrispondenti a circa venticinque miliardi di dollari odierni, in termini di valori e di potere d'acquisto attuali) non si può negare che il mondo occidentale ha offerto al sistema un ben valido appoggio. Il quale era ispirato dal presupposto (piuttosto ipocrita, a dire il vero, giacché spesso serviva a velare motivi utilitaristici nazionali, di gruppi industriali, di forni tori) che il comunista grasso si comporta con assai maggior bonomia che non il comunista magro e famelico...

 Il che dimostra che non abbiamo capito niente del fenomeno della cospirazione comunista. Del resto, abbiam potuto control-lare «de visu» la fallacia di quel ragionamento nel corso di 40 anni. Ma tutto è completamente scordato, visto che si ritorna a riproporre (e con lo stesso balordo argomento) l'opportunità di sviluppare al massimo i commerci di là della «cortina di ferro »j visto che, sotto la spinta energica proveniente dai più diversi ambienti, si insiste per allargare al massimo la concessione di crediti e le forniture di merci, attrezzature, macchinari, interi complessi industriali, prodotti agricoli di cui sono deficitarii.

I nostri Paesi fanno a gara ad aiutarli a nascondere il fallimento del sistema. Ma quando essi saranno riusciti a riprendere quota, quando li avremo potenziati (e ciò a prescindere dai pericoli che quel potenziamento moltiplicherà ai nostri danni) avremo offerto loro il modo di proclamare ai vecchi e nuovi proseliti, ai loro zelatori e corifei le mirabilia del loro sistema, a cantare il peana ai loro successi...

Certo che se volessimo tracciare il diagramma della stupidità umana la curva salirebbe alle stelle!

Cosa dobbiamo fare, allora? Come far percepire la sostanza di un immane pericolo ai ceti politici, alle « élites »dell'opinione pubblica?

Come possiamo rendere  coscienti le masse del mondo occidentale che, per esse pure, è questione di sopravvivenza?  .

Come rimediare ai guasti di una propaganda enorme e multIforme che riesce ad imputridire le anime, a corrompere gli spiri-ti, ad addormentare le coscienze, a corrodere la volontà e la saldezza morale; che fa appello, anche e soprattutto, agli aspetti più deteriori dell'animo umano e quegli aspetti riesce a potenziare ed esaltare al massimo? Voi tutti vi rendete conto come la sottile opera d'intossicazione abbia fatto scempio, anche nel nostro Paese, dei valori morali e di costume, di concetti di fedeltà e di leal-tà, dell'amor di patria, del santuario della famiglia, delle convinzioni religiose e di quelle ideali, della struttura dello Stato. I suc-cessi psicologici ottenuti dal comunismo sono veramente superlativi: i pesci rossi riescono ormai a guazzare indifferentemente nel sangue, nel fango e nell'acqua santa! Ma di tutti i successi psicologici quello che mi pare veramente straordinario, consiste nell'esser riuscito il comunismo ad indurre larghi strati del nostro mondo a sentirsi rosi da dubbi sui valori permanenti della nostra civiltà; a costringere scrittori, pensatori, educatori a strizzarsi le meningi alla ricerca di una «nuova ideologia» nostra da contrapporre alla loro! Ed altro successo psicologico immane del comunismo e che è necessario battere in breccia - consiste nell'esser riuscito a far accogliere da larghi strati umani il credo della sua invincibilità, una droga di cui coltiva la pianta in tutte le aiuole, con il contributo di un bel numero di giardinieri volontari anche se non ne siano militanti dichiarati.

Anche per questo va elevata accusa al nostro mondo per il grado di mollezza che dimostra, per la facilità a farsi sospingere dalla ventata di edonismo, per l'incapacità di raziocinare, per la carenza - soprattutto - di saldezza morale e di spina dorsale.

Sono molti ad inebriarsi della dogmatica affermazione di esser comunisti, nella « corrente della storia ». Della preistoria semmai, giacché basterebbe guardare a quanto è avvenuto nel Congo, nel Vietnam nella provincia confinaria dell' Angola, in Colombia, per parlar solo di fatti recenti! Ovunque essi siano passati e passino è piuttosto il ritorno dell'uomo delle caverne munito di mezzi tecnici formidabili e moderni, ma in fatto di comportamento umano nient'altro che uomo delle caverne.

 E questo dobbiamo soprattutto alla « trahison des clercs »! Questo. si deve al 'lavorio incessante di quegli elementi del mon-do della cultura che essi sono riusciti a catturare, di quegli ambienti borghesi che si son dati a tutto spiano a lavorare a beneficio del mondo comunista. Servono loro gli intellettuali (tanto quegli autentici, quanto quelli che si affermano tali ma per i quali sarebbe opportuno chiudere quella qualifica tra virgolette) e se li trascinano dietro come il suonatore di Hamelin fece con topi e ratti. Intellettuali! Intellettuali? Vi chiedo. scusa ma debbo confessarvi che quando sento parlare di costoro la saliva in bocca mi si trasforma in sputo!

Quelli sono i veri servi sciocchi. Mentre ho rispetto per l'operaio ed il contadino che il comunismo ha fanatizzato, non ne ho nessuno per i signori intellettuali e borghesi che i comunisti considerano come i migliori alleati, anche perché li utilizzano quasi come elemento, magico: la magia del richiamo alla cultura sulla diffusa enorme ignoranza è il loro più bel colpo « pour épater les prolétaires ». A questo. scopo vengono sfruttati i cervelli sottosviluppati di professori, di artisti, di scrittori, di politicanti; per questo sfruttano quei giornalisti ecommentatori che i comunisti sanno in molti modi condizionare e chesapientemente infiltrano in organi di stampa per fornire distorte informazioni e capziosi commenti ad un'opinione pubblica che finisce con l'avere le sole opinioni che essi le ammanniscono.

Si ripetono ogni giorno i casi di registi, di canterini, di teatranti,. di scribacchiatori, di artisti figurativi o astrattisti che si abbandonano. all'abbraccio del mondo comunista. Per tanti borghesi poi «fa fino» atteggiarsi a «progressisti», acquisire l'abito conformista di un preteso anti-conformismo, valorizzare ed appoggiare codesti elementi tanto con la propria presenza qualifican-te quanto soprattutto con le palanche. sborsate. Quando, per esempio, si sente fare tanto baccano per quella specie di rutto letterario dell'autore nazi-comunista (il cui nome per esser pronunciato esige a sua volta un rutto) de « Il Vicario »; quandosi vede accorrere a quello spettacolo tanta gente smaniosa di farsi. notare in prima :fila (anche se pinzochera per abito mentale e, nei proprio intimo, non crede ad un soldo di ciò che è scritto e recitato. dal libello) viene un senso di profondo scoramento. E ritengo che si, siano assai bene comportati spettatori belgi e francesi che, nauseati, per quell'esibizionismo di mondanità politica, hanno usato metodi persuasivi verso gli applauditori più esagitati.

 Se ci riferiamo poi ai problemi dei mezzi di comunicazione di massa dobbiamo ancora constatare come siano stati minuziosamente infiltrati da elementi comunisti e simpatizzanti, questo più o meno, in tutti i paesi, ma il caso dell'Italia è differente a quello degli altri. Per esempio la televisione degli Stati Uniti offre un elevatissimo numero di canali, non è dello stato, porge notizie basandosi essenzialmente sul concetto di fornire l'informazione. Da noi la cosa è del tutto diversa, perché la TV esercita un efficace lavorio di persuasione occulta con l'uso (e l'abuso) di immagini e di commenti faziosi e tendenziosi.

Milioni di spettatori recepiscono passivamente e acriticamente quanto i due canali della TV statale propinano loro, donde l'incalcolabile danno mentale e morale soprattutto per gli sprovveduti e gli incolti.

Ho constatato di persona in un microcosmo fuori dei confini del nostro Paese, quale capacità snaturante e quale efficacia di persuasione occulta abbiano i programmi della TV italiana, Sono stato a contatto con maltesi che vivono nell'isola. Trentamila apparecchi riceventi costituiscono la grossa distrazione ma anche la grande jattura dei suoi 300.000 abitanti. Sino a pochissimo tempo addietro quegli ,apparecchi captavano solo i programmi della TV italiana, Non vi sto 11 raccontare per filo e per segno quali stupefacenti mutamenti d'opinione io vi abbia riscontrato e come questi dimostrassero che quei telespettatori avevano ingoiato e digerito tutto ciò che la TV aveva ,ammannito agli italiani. Sembrava, ascoltandoli, di seguire una registrazione condensata e ripetuta a rapidità vertiginosa di quanto di ingannevole, di capzioso, di tendenzioso era stato propinato lentamente per 1Inni ai telespettatori italiani. E parlo dei soli argomenti che per i maltesi hanno aspetto estero, internazionale, non già di quelli attinenti alle loro beghe politiche, agli atteggiamenti polemici di certuni verso il loro presule, il quale si rende conto del sottile veleno che i mezzi italiani di comunicazione di massa riescono a provocare nel modo di pensare degli isolani, anche se in tanta alluvione finisce con il potersi occupare di un solo settore per deprecare oscenità volgarità nudità « et similia »,             '

Se lo Stato, permeato di senso di responsabilità circa l'abuso che si  può fare dei « mass-media» forte nelle sue istituzioni democratiche (si può esser forti anche negli Stati democratici; anzi, è un dovere esser forti per impedire ai nemici della democra-zia di servirsene per distruggerla) sorvegliasse oculatamente l'uso che vien fatto di quella TV – di cui detiene e intende conserva-re il monopolio – e promuovesse, in aggiunta a programmi di trattenimento, possibilmente educatori al buon gusto e non alla volgarità, trasmissioni che in forma gradevole ed interessante impartissero lezioni di educazione civica elementi di economia (ed il nostro popolo è tra i più digiuni delle cose elementari di economia), di storia patria e di altri paesi obiettivamente narrata, di cronaca contemporanea non distorta esso .farebbe ampiamente e lodevolmente il dovere che incombe allo Stato, anzi contribui-rebbe: colmare lacune passate e presenti della nostra Scuola, Infatti, non possiamo aspettare vent'anni (se pur fosse possibile cominciare subito sin dalla prima elementare ad innovare) per attendere i primi risultati di una Scuola più ordinata, più moderna, più consapevole della necessità di formare il carattere e l'educazione civica delle giovani generazioni,

Se questo lamentiamo e deprechiamo nei riguardi della Radio-TV gli è perché in essa (e del resto, non solo in quella italia-na) numerosi sono i comunisti effettivi e di complemento, i para-comunisti per convenienza, i quali ben conoscendo l'efficacia di certe tecniche sul complesso gregario degli esseri umani, si preoccupano di fornire nei com. menti quelle versioni, di dare agli avvenimenti quel certo accento, di sottacere o deformare quei fatti, che condurranno infine ad avere orientato, anzi violentato nello spirito, dai sette ai quindici milioni di telespettatori, ché tanti sono a seconda dei programmi.

 La realtà è che noi dobbiamo preoccuparci più che mai degli enormi successi psicologici che i comunisti hanno saputo realiz-zare, Un secondo Convegno dovrebbe esser promosso da questo Istituto, proprio per studiare i mezzi atti a demolire luoghi comu-ni e frasi fatte, a sradicare concetti prefabbricati e pregiudizi balordi.

Secondo quelli, per esempio, il mondo sovietico è anticolonialista, combatte per la liberazione dei popoli colonizzati, E pensare che da seicento anni, da quando venne costruito il Cremlino, la Moscovia altro non fece che conquistare colonie conti-nentali ed aggregarsi popoli di diverse schiatte, nazioni che nulla hanno a che vedere con g!i autentici russi che, oggi, sui 220 milioni di abitanti dell'impero sovietico sono in tutto un centinaio di milioni! Questo, mentre l'Occidente ha bellamente liquidato gli imperi coloniali ed in due decenni dato la indipendenza a 800 milioni!

Ed il pregiudizio radicato che i comunisti siano degli antimilitaristi; mentre è vero proprio il contrario perché essi sono dei militaristi nel senso meno nobile e deteriore, anche per via del loro mondo organizzato in maniera casermatica, Passando per «pa-cifisti», secondo l'opinione che san riusciti a radicare nella gente sprovveduta di raziocinio, essi i seminatori di zizzania, i maestri della guerriglia, i dogmatici dei megatoni, gli istruttori della guerra permanente delle numerosissime scuole e seminari quali quelli di Mosca, di Tashkent, di Praga e via dicendo, delle innumerevoli altre che son nell'impero comunista cinese e nella succursale comunista cubana.

Sono ritenuti «liberatorI e uomo» essi che l'uomo hanno schiavizzato, privando i loro popoli e quelli soggiogati delle libertà individuali e collettive, della stessa dignità umana, Hanno fatto credere dI aver creato, finalmente, la società senza classi, essi che ne hanno creato una a struttura piramidale in cui si mescola l'apporto faraonico, quello incaico e quello delle tirannie totalitarie moderne! Sarà si una società senza classi, ma perché è diventata una società di caste!

Con quali mezzi controbattere la loro incessante, devastatrice, menzognera propaganda? Come contro-insidiare le loro strutture organizzative intente ad erodere l'intera struttura sociale? Come controllare quelle basi estere, che tali sono i partiti comunisti, che il bolscevismo ha installato in ogni Paese? Come neutralizzare l'attività dei « furieri » del sovietismo e dei cino-comunismo cosi pericolosi per la solidità delle istituzioni democratiche? Come controllare l'operato di quegli elementi che si mimetizzano con tanta facilità e si impadroniscono anche degli organismi più anodini, utilizzandoli come organizzazioni paralle-le? Come evitare e come neutralizzare le infiltrazioni nei gangli vitali dello Stato, della società, a tutti i livelli, tanto più che non è possibile rendere loro la pariglia facendo altrettanto nei Paesi ove essi detengono il potere?

 

Per nozioni acquisite, per esperienze vissute, potrei assicurarvi che non vi è alcun settore della vita e della società italiana in cui non siano riusciti ad infiltrarsi. E, per situazioni studiate, posso anche dirvi che, sia pure in diversa misura, anche in altri Paesi, quali gli Stati Uniti, la Francia, il Regno Unito, l'infiltrazione, particolarmente in specifici e delicati settori, è costante-mente praticata dai comunisti.

Come impedire loro di disporre di mezzi enormi? Perché il partito comunista è un partito che ha una particolare reverenza- per il denaro, non foss'altro perché è «l'argent qui fait la guerre» e ne ha bisogno insaziabile per portare avanti la grande cospirazione. Non si usa più ricorrere al saccheggio di un trasporto bancario di numerario alla maniera di Stalin. Oggi il commer-cio internazionale, lo sfruttamento della cooperazione, le «taglie» e le «tangenti» ottenute nei più svariati campi, i redditi dal potere esercitato negli enti locali, le iniziative imprenditoriali di vario genere (del resto bene dirette, correttamente amministrate e assai redditizie) consentono al Partito di accumulare il denaro di cui ha bisogno, Secondo un calcolo, elaborato di recente, per mantenere in piedi la loro struttura hanno necessità di una quindicina di miliardi all'anno.

Come neutralizzarli ed affrontarli, quando occorra, là dove sia questione di movimenti eversivi, di sabotaggio economico, di attentato alle istituzioni? Per il momento almeno, da noi non vi sono problemi di terrorismo, di 1iquidazione fisica, di rapimento come è accaduto altrove, per esempio, con l'assassinio di capi ucraini in esilio, con il rapimento di giuristi, etc. etc. Ma tutto può accadere ovunque!

E poi il problema della guerriglia? E quello dello spionaggio vastissimo e infìnitiforme, nel campo militare e scientifico, in quello tecnologico ed industriale?

 Sono questi i problemi che vanno affrontati in vista della denuncia scaturita da questo Convegno. Mi rendo conto che, a fronte di un'impresa eversiva di tale mole, di carattere internazionale, non ,è solamente sul piano interno che quei problemi vanno affrontati, ma altresì sul piano della più stretta collaborazione internazionale. Insomma è un problema da Stato Maggiore di «contro-guerra rivoluzionaria», da «Interpol politica» che si propone al mondo libero se vuole sopravvivere, se non vuole morire più per colpa della propria stupidità che per violenza e raffinatezza dell'assalto nemico,

Dobbiamo figgerci in capo che - si tratti dei Caraibi o, del Vietnam, di Berlino o di Cipro, dell' Africa Nera o della Malaysia - bersaglio costante ed unico dell'assalto spietato della «guerra permanente» condotta dal comunismo è la nostra civiltà. Naturalmente non lo è solo laggiù - in quei lontani angoli del mondo che gente spicciola sono sconosciuti ed appaiono, erroneamente, come non incidenti sui problemi della loro vita quotidiana – lo è dovunque minaccia comunista agisca e perciò anche, e soprattutto, in ciascuno dei Paesi del mondo libero.

 

La guerra politica strumento dell' espansionismo sovietico Il poliformismo dell'infiltrazione

 Studio presentato dall'ingegnere VITTORIO DE BIASI

 

L'ing. Vittorio De Biasi ha depositato, per essere inserito agli Atti del Convegno, un ampio elaborato dal titolo «La guerra politica strumento dell'espansionismo sovietico ». «Guerra politica» è la dizione scelta dall'Autore per esprimere lo stesso concetto di «guerra rivoluzionaria ».
Il saggio, che risale al 1961, è inedito, ma conserva intatta la sua attualità. In esso si esamina la poliedricità della guerra politica, le caratte-ristiche varie ed insinuanti della propaganda comunista, il poliformismo dell'infiltrazione, l'imponenza dei mezzi di cui dispongono gli agenti della guerra politica, la possibilità e la necessità di una controffensiva.
Per ragioni di spazio siamo costretti a pubblicare soltanto uno stralcio di questo importante ed organico saggio e precisamente quella parte che tratta della gigantesca e poliedrica opera di infiltrazione attuata al comunismo.

La propaganda sovietica riesce estremamente efficace nella sua opera di penetrazione e di disgregazione perché, in appoggio ad essa e in sintonia con essa, si sviluppa un generale e capillare processo di infiltrazione nei gangli vitali del mondo libero, dagli organi di formazione e informazione dell'opinione pubblica agli organi di elaborazione ed esecuzione delle decisioni di carattere politico: in tal modo vengono consolidati, _ resi irreversibili, i successi conseguiti dalla propaganda grazie alla sUa capacità di penetrazione.
Il «metodo dell'intrigo », di cui Machiavelli enunciò i canoni all'epoca dei principi e che Lenin adattò alle esigenze della nuova civiltà di massa, è impiegato sistematicamente dal bolscevismo che utilizza una inesauribile varietà di strumenti (comitati, cellule, circoli culturali, sindacati, ecc.) i quali risultano tutti più o meno infiltrati e sono quindi, in misura maggiore o minore, controllati, diretti o ispirati da Mosca: così si fanno germogliare e si coltivano sistematicamente tutte le piante di cui la propaganda ha diffuso i semi.

Fedele alle proprie origini e alla propria tradizione, il bolscevismo ha una predilezione innata per il lavoro clandestino e un'esperienza larghissima nel campo della conquista di influenza attraverso l'impiegodi persone che fungono da relais, le quali non risulta apertamente (o non sembra) che siano alle sue dirette dipendenze. Il sistema della propaganda e dell'infiltrazione comunista ha proprio in questi ausiliari i suoi strumenti più redditizi: essi, d'altra parte, sono facilitati nella azione dal fatto che la loro mimetizzazione risulta spesso integrale, dato che il compito loro affidato non è di propagandare una determinata dottrina sociale o di guadagnare nuovi adepti al partito, ma di diffondere e di confortare, con la loro adesione, le opinioni e le tesi che, in maniera più o meno aperta, servono la politica estera sovietica.
La galleria degli ausiliari del bolscevismo comprende una serie- infinitamente varia di tipi: a un estremo si trova il volgare esecutore d'ordini, all'altro estremo si trova 1'« amico» che è spinto ad agire in seguito a una sapiente e tempestiva dosatura di sollecitazioni varie e che proclama di comportarsi sempre « secondo coscienza », magari non sospettando che la sua coscienza è ormai da lungo tempo esposta alle conseguenze di una sottile e persistente opera di condizionamento. Fra questi due estremi si collocano le molteplici gradazioni dei criptocomunisti e dei compagni di strada, tutti più o meno « circonvenuti »
e prigionieri di un complesso sistema di pressioni diverse che fanno leva sul danaro, o sul sentimento, o sull'ambizione, o sullo snobismo, o sulla fiducia, o sulle debolezze di carattere, o sull'interesse professionale. E altrettanto abile e complesso è il gioco delle parti affidatoa questi ausiliari, per cui, mentre alcuni servono ad avallare le menzogne sui meriti del regime sovietico, altri invece impediscono che si diffonda la verità sui suoi misfatti. '
Nonostante la ricchissima tipologia e l'accurata mimetizzazione. gli ausiliari del comunismo si distinguono per questi due tratti caratteristici e inconfondibili: I) sostengono sempre e sistematicamentetutte le posizioni di politica internazionale dell'Unione Sovietica, mutandole quando Mosca le muta; 2) mostrano "la tendenza a rendere sistematicamente più brillante il quadro del regime sovietico e più cupo quello del regime occidentale. Essi costituiscono una consorteria particolarmente pericolosa, perché molti di essi agiscono, o si illudono di agire, in buona fede, mentre è notorio che, nella tipologia della corruttibilità, coloro che si lasciano corrompere dalle parole sono più perniciosi di coloro che si lasciano corrompere dal denaro.
Col termine di infiltrazione ci si riferisce qui al sistema di legami occulti che permettono di insinuare, in seno al mondo libero e nelle cellule di tutti i suoi organi, atteggiamenti e orientamenti favorevoli all'unione sovietica: la presente indagine è quindi strettamente circoscritta al settore della infiltrazione politica, il cui fine è di propagandare e avallare le tesi una o più persone vengono «convertite» o inserite in seno all’organismo da infiltrare, questi ausiliari restano in contatto, permanente con ausiliari esterni che, a loro volta, sono diretti da vertici di agenti criptocomunisti. Il contatto, fra questi ausiliari è mantenuto con sistemi diversi che variano col variare del caso e delle particolari caratteristiche ambientali e congiunturali, in obbedienza al principio per cui non esiste alcuna dottrina sociale, politica o religiosa, nella -quale non si possa far scivolare, mediante un appropriato uso delle risorse dialettiche, qualche «spunto» favorevole alla politica estera di Mosca; il che, come si è detto, riesce abbastanza facile in quanto l'operazione può essere condotta senza che sia necessario alcun riferimento all'ideologia comunista come tale,
È l'ampiezza dell'infiltrazione filosovietica che moltiplica le forze <lei partiti comunisti nei paesi del mondo libero e che apre ad essi la strada verso la conquista del potere. Un esempio fra tanti è sufficiente a fornire un'idea di tale ampiezza: nel Messico, su. 30 milioni di abitanti, il partito comunista non arriva a 10.000 iscritti e riesce a far eleggere soltanto un deputato e un senatore; tuttavia la stampa comunista comprende: il quotidiano e il mensile teorico del partito, il quindicinale di un'organizzazione « operaia e contadina» notoriamente criptocomunista, due settimanali, due mensili, i supplementi letterari dei due grandi giornali Novedades e Excelsior fortemente infiltrati; inoltre sovietica la catena Garcia Vallesca, editrice di 32 giornali provinciali, inoltre, le tre maggiori università (Mexico, Guadalajara, Monterry) risultano « colonizzate» dagli ausiliari sovietici e la diffusione, delle tesi filosovietiche può contare su tre case editrici e tre librerie a succursali multiple,
I principali organismi infiltrati nel mondo libero sono:
I) La stampa: rari sono gli organi d'informazione, anche fra quelli di consolidata osservanza e tradizione «borghese», nei quali non sia penetrato con qualche tentacolo l'apparato sovietico in questo campo l'attività degli ausiliari è soprattutto diretta a "manipolare" il direttore o, almeno, i giornalisti della sede, all'insaputa del direttore. L'infiltrazione qui ha ormai raggiunto dimensioni tali per cui neppure i tradizionali termini di «conservatore» o di «cattolico» sono più sufficienti a definire l'orientamento di un giornale nei confronti di Mosca, mentre spesso gli stessi proprietari ignorano che il loro giornale è radicalmente inquinato, I settori più infiltrati sono quelli delle rubriche di politica internazionale e di recensioni. librarie e cinematografiche, né va trascurata la funzione delle brigate epistolari organizzate per influenzare la linea politica dei giornali che onestamente si preoccupano di « vivere in comunione» con la loro cliente
'la: ausiliari specializzati, proclamandosi «lettori assidui », scrivono fasci di lettere indignate o plaudenti a seconda delle posizioni pro o anti-sovietiche, via via assunte dal giornale. Molto diffuso è, il processo di infiltrazione in seno alle, schiere dei corrispondenti esteri, particolarmente esposti alle tentazioni, a causa del loro distacco dalla patria e della necessità in cui si trovano di frequentare gli ambienti, spesso infidi, della diplomazia; un terzo circa dei corrispondenti della agenzia di stampa del mondo libero si può ritenere già « intossicato» dalla propaganda sovietica, mentre un buon numero di essi si può senz'altro catalogare tra gli ausiliari del Cremlino.
2) La scuola: il numero degli ausiliari è straordinariamente elevato nel settore scolastico il quale è soggetto a particolari cure data la sua decisiva importanza nella formazione degli spiriti. In Francia, 20 mila insegnanti sono iscritti al partito comunista, mentre più del 25% del corpo insegnante fa lezione ispirandosi alle diretti ve comuniste che gli pervengono attraverso innumerevoli canali (riviste specializzate, bollettini, circolari, visite di responsabili); in Italia tale percentuale è
del 40%, Anche in Inghilterra, come nella maggior parte dei Paesi,. d'Europa, l'Università è il principale covo dei « compagni di strada »: essa è a tal punto inquinata da giustificare l'affermazione secondo la quale quasi tutti i movimenti para-comunisti di Africa e di Asia sono nati e cresciuti nelle Università europee.
3) I partiti, i sindacati, le Chiese: considerevole è l'infiltrazione nelle case editrici, soprattutto fra i lettori di manoscritti; nelle trasmissioni radio-televisive, accusate in genere di servilismo filo governativo, mentre sono in misura molto maggiore imbevute di. propaganda comunista e impregnate di servilismo filo-sovietico; nel cinema e nel teatro; negli stessi ministeri, e soprattutto in quello degli affari esteri, in seno ai quali vengono spesso elaborati rapporti interni ispirati ai punti di vista sovietici. Taluni sindacati e partiti sono non solo infiltrati, ma addirittura «colonizzati », al punto da costituire semplicemente dei doppioni dei partiti comunisti; mentre molti ausiliari clandestini operano in seno ai partiti e sindacati liberi, col compito di orientarne la politica in senso pro-sovietico e di dar vita a correnti di opposizione interne destinate a impadronirsi delle direzioni o di metterle in crisi. Persino le chiese risultato seriamente infiltrate benché ci si ostini a credere il contrario. In Francia, per circa il 50% gli organi della stampa cattolica (fra i quali il settimanale più diffuso Témoignage Chrétien) sono diventati dei riecheggiatori delle tesi filosovietiche e combattono il partito di ispirazione cattolica, il MRP e soprattutto la sua politica di integrazione europea; negli Stati Uniti sono ben note le propensioni filo-cinesi dell'Associazione delle Chiese Protestanti, per i cui fedeli una nutrita schiera di ausiliari ha organizzato numerosi viaggi a Mosca e a Pechino, Si può senz'altro dire che l'infiltrazione in seno alle varie Chiese è uno degli obiettivi fondamentali dell'apparato propagandistico sovietico,
In appoggio all'opera degli ausiliari, e a completamento di essa, si svolge l'attività delle organizzazioni cripto-comuniste che sono una delle più originali creazioni della propaganda sovietica, Mentre, nel caso dell'infiltrazione, gli ausiliari agiscono in seno a gruppi che nel loro complesso sfuggono all'obbedienza comunista, nel caso delle organizzazioni cripto-comuniste, invece, tutto il gruppo si trova, sia pure in maniera occulta, inserito nel sistema comunista, Organizzazioni vengono create ex novo, oppure vengono utilizzate organizzazioni già esistenti, ma previamente sottoposte a metodico processo di infiltrazione e « colonizzazione », in modo da coprire tutti i principali settori della vita, siano essi politici, o culturali come il cinema, o tecnici come la biologia, o neutri come lo sport e l'eugenetica, allo scopo di orientare in senso pro-sovietico, per via indiretta e mascherata, i cittadini che non si lascerebbero invece influenzare nel caso di sollecitazioni dirette e aperte,
In questo universo della contraffazione sistematica, le organizzazioni presentano caratteristiche diverse: si va da quelle la cui soggezione al partito è notoria (Confederazione Generale del Lavoro Partigiani della pace, ecc,) a quelle la cui osservanza comunista è insospettata dai più (Associazione internazionale dei giuristi democratici, Unione francese universitaria, Associa-zione di studi e informazioni comunali Fed ' " ,
Federazione ginnico-sportiva del lavoro, Comitato per lo sviluppo del commercio internazionale, Unione nazionale degli intellettuali, Federazione degli inquilini, Amici della natura, ecc…). In tutti i paesi, anche quelli dove la consistenza del PC è insignificante, opera un considerevole numero di organizzazioni cripto-comuniste: almeno 140 nella Francia e ciascuna ha i suoi locali, il suo stato maggiore, le sue pubblicazioni. Molte di esse, al di sopra delle varie branche nazionali, hanno anche una coiffure internazionale.
In queste organizzazioni, la propaganda e la manipolazione degli aderenti, molti dei quali non si rendono affatto conto di essere convertiti in strumenti di Mosca, si effettuano grazie alla famosa tecnica del lavoro frazionistico messa a punto dal bolscevismo, Gli aderenti sicuri - membri dichiaratamente comunisti o ausiliari di stretta osservanza - costituiscono delle frazioni che si riuniscono a parte e segretamente, prima delle assemblee generali, per distribuire i diversi ruoli di orientamento e direzione dei dibattiti: grazie a questa tecnica, un piccolo nucleo di uomini decisi, disciplinati, sintonizzati, privi di scrupoli e di senso morale, riesce a dominare assemblee anche molto numerose, ma costituite da uomini isolati, mal informati, irresoluti e timidi, impacciati dal rispetto per certi principi morali e ideologici. In realtà, tutto l'edificio propagandistico di Mosca si articola secondo il modello di una piramide delle frazioni clandestine: i capi supremi, al vertice di ciascUn PC, possono essere assimilati a una frazione che « infiltra» il partito, e il partito a una specie di frazione che «infiltra» le organizzazioni cripto-comuniste (dette anche parallele) le quali, a loro volta, sono frazioni che « infiltrano» la società nel suo complesso, Dal vertice alla base della piramide, tutto è organizzato in modo da obbedire alla idea centrale del bolscevismo: sottomettere la maggioranza, numerosissima ma priva di coesione, a una minoranza compatta.
Queste organizzazioni parallele sono gli strumenti più preziosi dell'espansionismo sovietico, dato che, provocando in seno ai ceti e ambienti più diversi varie prese di posizione che non sembrano servili rimasticature di parole d'ordine comuniste, garantiscono alle campagne e tesi di Mosca una diffusione e una risonanza enormemente più ampie che se fossero sostenute a viso aperto dai PC soli: in ciò la tecnica si adegua ai dettami dell'esperienza, la quale mostra come il pubblico si lasci sempre impressionare molto più dall'azione dei gruppi cosiddetti «indipendenti» che da quella dei gruppi notoriamente «infeudati», Il PC, se si presentasse sulla scena con le sue caratteristiche autentiche, resterebbe isolato; invece, per effetto degli innumerevoli specchi deformati che, da tutti i settori dell'orizzonte, ne riecheggiano le parole d'ordine in un variare infinito di angoli d'incidenza, esso riesce a creare l'illusione che le tesi sovietiche siano espressione genuina e spontanea di un vasto movimento nazionale. La tecnica è semplice: si tratta di trasporre la «musica» di Mosca nei diversi registri propri dei sindacalisti, filosofi, pacifisti, cristiani, ecc…, coltivando in essi, nel contempo, l'illusione che ciò che suonano non è una trasposizione ma una creazione originale. Insomma, siamo di fronte allo sfruttamento, su scala universale, degli insegnamenti contenuti nel mito di Jago e Otello Insostituibile è il ruolo delle organizzazioni parallele nei paesi sottosviluppati e colonizzati: poiché in questi la propaganda filosovietica eccita soprattutto le corde del nazionalismo e dell'anticolonialismo, l'opera di corruzione dei cervelli e l'insediamento degli agenti sovietici, presso le leve di comando, è prevalentemente affidata alle organizzazioni parallele, mentre al mandante comunista riesce facile una totale mascheratura.
Ma accanto a questi strumenti permanenti della propria azione, il Cremlino organizza spesso movimenti temporanei come fronti, giornate di solidarietà, convergenze occasionali su questioni di attualità (per la liberazione dei Rosenberg, contro la comunità europea di difesa, per la sospensione degli esperimenti nucleari, contro il riarmo tedesco, ecc,), i quali hanno tutti la caratteristica comune di mimetizzarsi dietro i! paravento della neutralità politica, Quando si erge, a sbarrare la marcia sovietica, qualche ostacolo particolarmente ingombrante, questi fronti e comitati si gonfiano fino a trasformarsi in alluvioni vere e proprie, gravide di un carico impressionante di sollecitazioni, di inviti, di avvertimenti, di minacce, che viene scaricato con ogni mezzo, dalla lettera al manifesto alla telefonata, addosso a determinate persone,
Nell'ambito di questi movimenti fondati su convergenze temporanee e occasionali, un posto di primo piano spetta ai fronti popolari che sono stati sempre il più efficace strumento di espansione dell'imperialismo sovietico e delle cui conseguenze i satelliti europei, dalla Polonia alla Bulgaria, dalla Romania alla Cecoslovacchia e all'Ungheria, sono o dovrebbero essere immediato e tragico ammonimento. La tecnica di fronti popolari, pur nel variare delle situazioni, è sempre la medesIma ed è strano che l'aberrazione mentale degli uomini politici democratici, sia tale da indurli sempre a ritentare l'esperimento nella illusione ingenua che una volta tanto il risultato finale possa essere diverso da quello che, come l'esperienza storica inconfutabilmente dimostra, ha sempre e in ogni caso concluso con puntuale regolarità, ogni operazione del genere. Speculando sul diffuso clichè che abitualmente e invariabilmente lo presenta e avalla come partito di sinistra, il PC approfitta di tutte le congiunture nelle quali si profilano minacce, autentiche o presunte, per le aspirazioni della sinistra (pericolo di destra, di depressione economica), per proporre ai partiti di sinistra di fronteggiarle in comune. Quando questi ultimi abboccano, si costituiscono dei comitati unitari sui quali immediatamente si esercitano le pressioni, sapientemente indirizzate, dei militanti e ..degli ausiliari del PC il quale riesce a rovesciare sul piatto della bilancia il peso schiacciante di un apparato che, per disponibilità di mezzi, disciplina, spregiudicatezza ed esperienza, è dotato di una forza incommensurabilmente superiore a quella di qualsiasi organismo che gli altri partners del fronte popolare possano contrapporgli. Questi ultimi, sistematicamente intimiditi dal rilancio demagogico e surclassati dall'estremismo sinistreggiante dell'alleato maggiore, vengono avviluppati in una rete di intrighi e circuiti in mille modi finché sono costretti a capitolare quando si rendono conto che pende sulle loro teste, in caso di resistenza, la minaccia del linciaggio morale o fisico.
Nel ricchissimo arsenale delle armi adottate dalla tecnica sovietica del sovvertimento, un ruolo notevole è affidato agli scambi fra paesi comunisti e non comunisti, Come la diplomazia sovietica non è una diplomazia nel significato tradizionale del termine, ma un particolare « distretto» della propaganda, cos1 tutta la varietà degli scambi (diplomatici, culturali, commerciali, tecnici, sportivi, ecc,) è concepita e organizzata da Mosca con intenti propagandistici ad effetto aggirante che si propongono soprattutto di insinuare nei vari ambienti e per vie indirette una predisposizione psicologica favorevole alle tesi sovietiche e alla loro diffusione, Anche in questo settore un grave pericolo incombe sul mondo libero il quale già alla partenza è in posizione di svantaggio per effetto dell'antitetico finalismo attribuito dai due contraenti alle stesse iniziative: con l'avviamento delle correnti di scambio, gli occidentali tendono a un'effettiva estensione dei benefici reciproci, mentre i sovietici mirano esclusivamente a moltiplicare le basi di appoggio per la loro opera di sovvertimento, Perciò l'idea che i contatti con i comunisti servano ad « allargare i loro orizzonti e a umanizzare la loro visione del mondo» è un'idea aberrante e tale resterà fino a quando i comunisti continueranno a inviare all'estero non uomini in grado di dare ascolto ai dettami della propria libera coscienza, ma docili strumenti dell'apparato, la cui fedeltà è resa inespugnabile dalla strettissima sorveglianza cui sono sottoposti e, soprattutto, dalla minaccia che del loro comportamento saranno chiamati a rispondere, in qualità di ostaggi familiari, i parenti rimasti in patria, Per contro, proprio gli ambienti occidentali, in questa prospettiva della intensificazione degli scambi, sono pericolosamente esposti alle insidie della « colonizzazione mentale» programmata dai sovietici, dei quali, anzi, diventano collaboratori volonterosi, o per ignoranza, o per impreparazione, o per imprevidenza, o per infatuazione nei confronti di ciò che viene da lontano, o per snobismo nei confronti di ciò che viene da "sinistra".
Strumento prezioso della propaganda sono pure le visite organizzate di delegazioni e di personalità occidentali invitate nell'Unione Sovietica o nei paesi del blocco. Anche qui, sotto le apparenze benefiche di un turismo d'informazione e di amicizia, si cela un'infernale meccanismo di mistificazione che ormai da tempo è stato addirittura industrializzato con l'impiego di decine di migliaia di addetti che operano ad una rigorosissima precettistica il cui insegnamento è impartito nelle speciali scuole di formazione delle guide-interpreti (per gran parte giovani donne al servizio della polizia segreta). Le visite alle realizzazioni-modello, g incontri personali , le risposte ottenute, il tono dell'accoglienza: tutto è calibrato e prefabbricato secondo le esigenze di uno scrupolosissimo e sistematico travestimento della realtà, Le spese sono sostenute dai governi di Mosca e Pechino a questo solo titolo, non tenendo conto delle ore di lavoro perdute dai dipendenti delle istituzioni visitate, superano i 60 milioni di dollari annui, Ma sono somme spese bene, a giudicare dalla pervicace colorazione rosa che caratterizza gli innumerevoli resoconti occidentali (articoli e libri) di questi viaggi; resoconti che costituiscono una testimonianza concreta dell'efficacia pubblicitaria di questo tipo di regia comunista e dell'incoscienza e ingenuità (o malafede?)' dei viaggiatori che quasi sempre finiscono col tradire la verità e col mettersi spontaneamente al servizio di questa industria della falsificazione, Da questo punto di vista (scegliamo un solo esempio fra tanti) è tipico il caso Edouard Herriot che dipinse come «prospera» la popolazione di Kiev, in Ucraina, da lui visitata propria nel pieno degli orrori della collettivizzazione agricola staliniana e proprio in un periodo che poi divenne tristemente famoso per l'ecatombe (sei milioni di morti) provocata dalla carestia
Ma, di fronte a questi volonterosi microfoni della propaganda sovietica, pronti a collaborare all'opera di circonvenzione degli spiriti, ci sono pur sempre, anche se via via meno numerosi, gli individui che non si lasciano traviare da nessuna messinscena e che avendo chiara coscienza del pericolo, non esitano a denunciarlo e combatterlo. Quando però le loro denunce rischiano di falcidiare i profitti di tutta la gigantesca industria del mendacio costruita dai sovietici allora entra in gioco l'altro settore della propaganda, quello che provvede a ridurre all'impotenza degli oppositori ingombranti, scatenando campagne infamanti di inaudita violenza e ferocia, nell'intento di creare intorno ad essi il vuoto, come se fossero degli appestati, e di suscitare nella opinione pubblica veri e propri riflessi per cui basta la pronuncia del loro nome a provocare istintivamente e immediatamente va11:1pate di odio, I casi di accuse infamanti rivolte contro onesti democratici sono troppo noti perché sia necessario ricordarli o citarli ad esempio; importa invece ricordare come anche questa lotta contro gli anti-comunisti coscienti sia condotta impiegando alcune formule tipiche le quali, per quanto elementari e grossolane,. tuttavia riescono a far presa suL cervelli, perché modulate in tutti i toni e con inesausta continuità,
Il comunismo, che conduce una lotta sistematica, ininterrotta e senza esclusione di colpi contro il mondo libero per annientarlo, è nello stesso tempo impegnato in un'opera a vasto raggio destinata a minare le resistenze dell'avversario: nel quadro di quest'ultima, un ruolo preminente hanno gli sforzi diretti ad alimentare sistematicamente il discredito e la riprovazione intorno ai centri in cui si arrocca, in seno ai regimi democratici, l'anticomunismo conseguente e convinto, Se rinunciamo a organizzare contro questi molteplici assalti una
altrettanto ferma e sistematica opposizione, noi ci facciamo complici del nemico nella misura in cui, per debolezza, passività o malinteso rispetto umano, rendiamo più facile il raggiungimento dell'obiettivo maggiore della sua propaganda che è appunto quello dell'intimidazione intellettuale dell'avversario, ammonimento che dobbiamo tener sempre presente dato che, mentre ci attardiamo in dispute accademiche sull'opportunità o liceità dell'anticomunismo sistematico, il nemico impiega sistematicamente, come arma di lotta politica, anche il delitto, e provvede a soffocare, con la calunnia, con l'assassinio o con il rapimento, la voce degli anticomunisti più ferIni e più autorevoli che gli contrastano il cammino, o vogliamo veramente ripetere la tragica esperienza di Bisanzio, impegnata in interminabili e sottilissime dispute sull'eucaristia, alla vigilia dell'ingresso dei Turchi entro le sue mura? Oggi, infatti, l'Occidente offre ai nostri sguardi il desolante spettacolo di una volenterosa, anche se talvolta involontaria, imitazione .del modello bizantino, tanto è il fervore con cui disperde in sottili disquisizioni sulla maggiore o minore ortodossia democratica di ogni iniziativa anticomunista quell'energia che dovrebbe invece consacrare all'anticomunismo militante, La colpa grave dei democratici fin de siecle non tanto nella pretesa, per gran parte assurda, di individuare con assoluta esattezza lo spartiacque che separa un presunto versante legittimo da un presento versante illegittimo dell'anticomunismo, quanto nel fatto che oppongono un remissivo e sistematico silenzio alla propaganda comunista che invece li assedia da ogni parte e senza distinzione di mezzi. Ne consegue che, parlando quasi sempre di ciò che l'anticomunismo dovrebbe o non dovrebbe essere e quasi mai di ciò che il comunismo realmente è, non solo si getta ingiustamente il discreto sul primo, che ne esce sminuito sul piano morale oltreché operativo, ma si rafforzano anche le capacità offensive del secondo nella misura in cui – alimentando il mito di una vigilanza anticomunista dovunque costante e sempre attiva mentre, non c'è altro che il vuoto – si contribuisce a ottundere nei cittadini la coscienza del pericolo e della sua imminenza.
  

Aspetti della guerra rivoluzionaria in Europa

 Comunicazione del dottore 

DORELLO FERRARI

 

Conviene richiamare alcune nozioni generali. Lo scopo della guerra rivoluzionaria, come di ogni guerra, è quello di piegare la volontà. dell'avversario. E' necessario richiamare questo concetto perché, dal momento che la guerra rivoluzionaria assume spesso l'aspetto di una lotta per rovesciare il regime esistente in uno Stato, si potrebbe supporre che lo scopo della guerra rivoluzionaria sia proprio il rovesciamento di un regime, cioè uno scopo politico interno e non strategico. Si tratta invece di un mezzo - il rovesciamento di un regime - per raggiungere uno scopo che è uno scopo strategico: piegare all'aggressione la volontà dell'aggredito.

Ci si potrebbe chiedere perché - specie in Europa - l'aggressore abbia scelto questa via, questo mezzo, così lento, difficile e dai risultati spesso incerti. Ci si potrebbe chiedere perché in Europa non si sia ricorsi tranne l'eccezione greca ad altri mezzi, come la guerriglia o la guerra convenzionale limitata che in altri continenti specie in Africa, in Asia e nel Sud America hanno dato così buoni frutti. D'altro canto, anche se la guerra rivoluzionaria segue in Europa le vie politiche e diplomatiche, essa è condotta con una lentezza esasperante. Perché viene usata questa grande cautela? Perché l'aggressione rivoluzionaria in E1,1ropa consiste in una manovra così indiretta che facilmente se ne perdono le linee essenziali?

Ritengo che i motivi siano da ricercarsi nell'eventualità (dannosa per l'aggressore) che tenterò di riassumere in questa proposizione: in Europa, la guerra rivoluzionaria può con più facilità e celerità. che altrove provocare attriti capaci di produrre reazioni e controreazioni più intense e più ampie che altrove. In altri continenti esiste la possibilità di variare facilmente le modalità e l'intensità delle azioni. Una guerriglia e un conflitto convenzionale possono essere limitati nell'intensità e nello spazio. L'aggressore può scegliere varie forme alternative di attacco, passare con facilità da una all'altra, secondo la convenienza e il rendimento. In Europa, invece, non si può superare un certo limite al di là del quale la guerra rivoluzionaria assumerebbe l'aspetto prevalente di un conflitto convenzionale generale. Perché?

Si possono isolare tre motivi principali:

1)    Le basi logistiche degli avversari sono fra loro così vicine e legate fra loro, in due sistemi politici-economici, che, da una parte sarebbe difficile condurre la manovra indiretta per linee esterne; dall'altra ogni attacco e ogni risposta coinvolgerebbe subito tutta l'area europea;

2)    La presenza di truppe russe o americane in quasi tutti gli stati europei impedirebbe di mantener fuori da un diretto confronto le due massime potenze mondiali;

3)    Gli obiettivi europei sono considerati "importanti" e quindi dovrebbero essere raggiunti dall'aggressore prima che l'aggredito si accorgesse di averli "persi"; in altri termini, prima che l'aggredito poiché data l'importanza degli obiettivi, la risposta potrebbe far saltare !'intero meccanismo della manovra indiretta.

Per concludere, l'aggressione rivoluzionaria all'Europa non può superare il limite oltre il quale è capace di provocare un conflitto convenzionale generale, L'aggressore deve essere molto cauto, più che altrove, perché è più facile che altrove superare questo limite.

  Prima di procedere oltre, sentiamo la necessità di chiarire o di richiamare un altro concetto generale, Perché abbiamo parlato di conflitto convenzionale generale e non di conflitto illimitato (comprendente anche l'impiego degli ordigni nucleari)?

Fin quando esisterà l'attuale situazione di stallo nucleare fra le due massime potenze mondiali, la guerra nucleare è razionalmente assurda perché non serve a raggiungere gli scopi di guerra. D'altro canto un conflitto convenzionale generale è pericoloso per i Paesi comunisti perché, nel quadro di una strategia mondiale e in una guerra che sarebbe di esaurimento, essi sono i più deboli; perché una guerra convenzionale permette agli Stati occidentali di superare il disarmo psicologico che li rende facili vittime nella guerra rivoluzionaria; perché, se una guerra nucleare è razionalmente assurda, nulla vieta. di supporre che neI corso di un conflitto generale e ad obiettivo illimitato il perdente possa preferire un conflitto nucleare; e ciò per

mille motivi, non ultimo il fatto che lo stallo atomico è tale allo stato delle nostre conoscenze, ma noi conosciamo ben poco, di

quella che è veramente la situazione mondiale degli armamenti atomici.

Ora, la guerra ha assunto il carattere di guerra rivoluzionaria proprio per superare l'impasse strategica in cui era caduta la guerra convenzionale e sembra sia caduta anche la guerra nucleare, Sarà quindi opportuno per l'aggressore allargare il più possibile i limiti entro i quali può condurre la guerra rivoluzionaria e raggiungere i suoi scopi di guerra.

In Europa, l'aggressore tenterà di allargare questi limiti cercando di allentare i vincoli che uniscono gli Stati europei fra loro e con gli Stati Uniti d'America, L'aggressore cercherà inoltre di privare l'Europa di una copertura nucleare propria o americana onde far saltare l'estremo anello di quella impasse strategica che oggi come oggi lo costringe ad aggredire nella forma più indiretta possibile.

La manovra indiretta condotta in Europa coltiva due obiettivi nello stesso tempo: ampliare quei limiti di cui abbiamo parlato, conquistare lentamente uno per uno i Paesi europei. E' chiaro che gli sviluppi si condizionano reciprocamente. Rimane quindi da individuare i caratteri salienti della guerra rivoluzionaria all'interno di ciascun Paese europeo, Cercherò di isolare gli aspetti comuni a tutti i Paesi europei, e le vie più opportune che l'aggressore può seguire in ciascun Stato europeo,

Impostato in corretti termini strategici, il problema dell'aggressore consiste neI piegare lo Stato aggredito e conquistare la libertà d'azione, Da qui un primo problema successivo: individuare dove risieda la volontà dello Stato aggredito, o, meglio, il centro di gravità dello Stato.

Per esempio, nei territori asiatici e africani, quasi sempre già colonie di altri Stati o comunque ancora dipendenti da altri Stati, non esisteva una autonoma volontà statuale che dovesse essere piegata. La volontà dello Stato (Stato che gli internazionalisti identificano giustamente neI governo) risiedeva talvolta a migliaia di chilometri da quei territori. Allora il problema principale per condurre una aggressione rivoluzionari_ era di allontanare da quei territori la presenza dello Stato «protettore» o «rappresentante» e sostituirvi quella dell'aggressore. Ecco perché, in quei territori, la guerra rivo. luzionaria ha assunto l'aspetto di guerra per l'indipendenza. Anche quando uno Stato esisteva, la sua volontà non permeava tutto il territorio e le sue popolazioni, lasciando ampi spazi in cui i rivoluzionari hanno potuto metter radici per partire all'attacco. La decisione, però, non è stata ottenuta in quei territori, ma altrove, Chi volesse ricercare il motivo principale del successo rivoluzionario in Indocina, in Algeria e a Cuba, dovrebbe volgersi a Parigi e a Washington piutosto che ad Hanoi, ad Algeri e all'Avana.

Al contrario, gli stati europei presentano queste caratteristiche: il centro di gravità della volontà è generalmente accentrata nel governo e negli altri organi costituzionali; lo stato permea la sua volontà tutto il territorio e le sue pertinenze (popolazioni, organizzazione); gran parte di tutte le attività nazionali sono gestite direttamente o indirettamente dallo stato, in particolare gli strumenti di propaganda. Di fronte a una situazione simile l'aggressore, per non provocare gli attriti pericolosi di cui abbiamo detto, ha, sostanzialmente, due vie per agire: o raggiungere direttamente il governo, cioè formare un governo di suo gradimento, oppure indebolire a tal punto lo stato così da svuotare l'azione del governo e creare un vuoto di potere da riempire, in altri termi-ni, o decapitare lo Stato, oppure attaccare le basi dello Stato per risalire fino al vertice.

Le tattiche sono molte - e formano oggetto di altre comunicazioni ma la strategia può riassumersi in due manovre, tutte e due « pacifiche» e idonee ad evitare gli attriti pericolosi. Teniamo, però, presente che le due manovre possono essere, anzi, sono contemporanee, spesso si sovrappongono, e, comunque, si condizionano a vicenda,

Prima manovra (quella per conquistare lo Stato attraverso la conquista del governo): un partito - guidato da uomini che siano schierati dalla parte dell'aggressore può assumere legalmente il potere ricevendo la maggioranza assoluta dei voti o inserendosi in una maggioranza parlamentare, fino a determinare la volontà deI governo in senso favorevole all'aggressione, Ma questo fatto presuppone: che gli altri partiti non riescano a comprendere la natura rivoluzionaria del loro avversario, cosi da combatterlo in maniera inadeguata e impropria; che il partito rivoluzionario sia riuscito a introdurre nelle sfere dirigenti degli altri partiti, uomini, che per vari motivi- consapevolmente o meno - favoriscano la vittoria deI partito rivoluzionario. Questi due presupposti, naturalmente, possono prodursi contemporaneamente.

Seconda manovra (quella per conquistare il governo attraverso l'indebolimento dello Stato), Si svolge attraverso varie vie di facilitazione:

-          Il decentramento della volontà dello stato (da non confondersi con il decentramento dell'amministrazione statale che è un organo esecutivo di quella volontà). Si tratta di condizionare la volontà dello stato a quella espressa da organismi vari (cosiddetti gruppi di pressione, sindacati, ecc… ) che possono essere facilmente assoggettati dall'aggressore.Facendo un'analogia con la strategia tradizionale si tratta di dividere le forze dell'aggredito e batterle isolatamente;

-          L'indebolimento della formazione della volontà dello stato, mediante la generazione degli istituti che ad essa formazione precedono.

-          L'indebolimento delle capacità di eseguire la volontà dello Stato, mettendo funzionalmente in crisi o condizionando psicologicamente, l'apparato esecutivo;

-          Il distacco fra Stato e cittadini e la dissociazione delle attività nazionali, discreditando lo Stato agli occhi dei cittadini e acuendo 1 contrasti tra gruppi e categorie;

-          la creazione di uno stato di grave disagio economico;

-          l'indebolimento dei legami psicologici nazionali, discreqitando simboli e tradizioni che rendono quei legami comprensibili e "sacri".

-          la manipolazione della volontà dei singoli, di gruppi e di .categorie mediante l'acquisizione all'aggressore dei mezzi tecnici, di «messa in condizione» della psicologia collettiva;

-          la «messa in condizione» delle forze armate inducendole a considerare loro compito esclusivo la difesa dello Stato in una guerra nucleare e convenzionale, cioè in una guerra che non è quella ,che l'aggressore conduce, l'avversario che fosse riuscito a piegare la volontà deIl'altro e ad ottenere completa libertà d'azione senza ricorrere alla forza bellica avrebbe, vinto la guerra rivoluzionaria in Europa.

   

L'aggressione comunista vista da un combattente

 Intervento del 4 maggio del generale OSVALDO RONCOLINI

 

Vorrei iniziare con alcune osservazioni sulla guerra rivoluzionaria in territorio extra-europeo, prima di passare all'Italia. Quando i popoli primitivi assurgono ad «indipendenti », la carica coesiva che li teneva uniti nel timore reverenziale verso un Capo (quasi sempre bianco) si annulla per dar posto agli istinti (primitivi anch'essi) più brutali e feroci. Avvengono, così, le guer-re civili per il predominio di questa o di quella fazione (cabila – rer - ceppo di origine ecc.). Entrano allora in gioco i grandi complessi politico-economici esterni, che con la scusa delle ideologie diverse - guarda caso, tutte improntate alla Libertà ed alla Giustizia - si inseriscono immediatamente nelle vicende interne in sussulto per acuire le discordie e le guerre civili (Cuba, Corea, Pakistan, Vietnam, S. Domingo). Da tali sistemi, però, non sono esclusi anche i paesi progrediti: un esempio è stata la nostra guerra civile, voluta chiamare « resistenza », e quanto avviene nell'America latina al giorno d'oggi. Ben a ragione, in questi giorni, la celebrazione del ventennale resistenzialista ha assunto - all'infuori delle disertate cerimonie ufficiali - tutto un colore rosso vivo. Del resto la vollero e la fomentarono, la nostra guerra civile, i comunisti, ed è giusto che a loro spetti ricordarla e sfruttarla nella menzogna di un antifascismo che consente loro di vivere di rendita e di aspirare al governo. La colpa è stata nostra; ci siamo dimenticati di essere uno popolo civile e ci siamo posti in braccio alla criminalità di retriva.

Un piccolo paragone desunto da un mio ricordo: quando, nel lontano 1936 ero Reggente civile di una zona del Galla e Sidamo Etiopia), la fine della guerra guerreggiata ed in piena guerriglia contro i rIbelli, diedi l'annuncio della fine della schiavitù. Tutti i capi locali mi vennero a baciare i piedi… ma dopo appena I5-20 giorni gli stessi Capi vennero da me piangendo e chiedendo a gran voce il ritorno alla schiavitù. Che cosa era successo? Che gli indigeni,. allo stato brado ed incivile al massimo grado, non sapevano più. lavorare; o meglio, non avevano metodo nel lavoro. I capi così si espressero, grosso modo: «Serkal (Signore)! Prima, tutti noi trovarelavoro, mangeria e donne...; ora non potere più lavorare perché nessuno pensare... noi non abituati a pensare; uno capo pensare per tutti edare ordine a noi che mai pensato e sempre lavorato contenti...! Oggi

tutti gridare, tutti volere comandare per lavoro e nessuno obbedire elavorare. Non ascoltare neanche nostra voce perché anche noi non. buoni a lavoro pensato. Nostre sciambe bruciate, acqua non c'è, nonsapere proprio come fare, non sapere pensare... ».

Questo è il sunto di un lungo discorso che compresi e chi vi sottopongo perché raggiunge, nella sua semplicità, un profondo ammaestramento psicologico, al quale accennerò poi. I capi lavoratori - quasi tutti bianchi levantini, accaniti schiavisti - si erano eclissati per tema delle nostre sanzioni ed i Galla e Sidama non sapevano più che cosa fare. Riparai alla gravissima crisi con alcuni miei sottufficiali ma sono convinto che alla nostra partenza e con il ritorno del Negus quelle popolazioni saranno state ben felici di tornare all'antico che, nella loro ignoranza, era la migliore soluzione!

Questo ci dice - ed ecco l'ammaestramento psicologico - che il salto verso la civiltà deve essere compiuto per gradi, altrimenti si hanno i fenomeni di tipo congolese, o vietnamita, con relativo, intervento di chi vorrebbe riportare il mondo ad avere una testa sola... per poterla mozzare d'un sol colpo e divenire padrone della. terra. Ecco la guerra rivoluzionaria, o non ortodossa. Prende forza da tali motivi e cerca di espandersi nel mondo civile, coinvolgendo anche contro ogni sua volontà in questo deprecabile sistema di. doccia scozzese che non è altro che un aspetto della guerra calda. E noi vi siamo dentro fino al collo, con un Partito comunista intenzionato e pronto, sia in mezzi che in organizzazione, a scatenare l'irreparabile.

A questo punto, consentitèmi un breve inciso. Non sono un giurista, ma esercito anche la professione di pubblicista su temi di poli:. tica estera e, quindi, facendo appello al residuo buon senso rimasto in Italia, mi pongo queste domande:

I)          È concepibile permettere che il P.C.I. - con una sicumera ed una tranquillità che paiono assurde - applichi alla lettera su territorio italiano gli ordini di una Potenza straniera anche in combutta con i retrivi delinquenti comuni?

II)        Si può ammettere che lo stesso partito svolga per suo conto, infischiandosene delle norme internazionali, attività tendenti a sobillare fermenti rivoluzionari all'interno degli stati con i quali intercorrono non solo corretti rapporti diplomatici con l'Italia ma sentimenti di stretta, amichevole collaborazione politico-economica nel quadro della civiltà mondiale?

III)      Se è vero, come è vero, tutto ciò, non si dovrebbe, senza ricorrere a leggi speciali e richiamandosi al Codice Penale ed alla vera essenza, agire in conseguenza e con tutta urgenza?

La risposta, forse, è ovvia e ne o stesso sIstema governativo che ci malgoverna: il P.C.I. è intoccabile perché, come la pera guasta della parabola di Cristo, a corrotto i pilastri morali del nostro vivere influenzando negativamente ogni attività nazionale. Siamo allora vicini al nostro suicidio come uomini liberi e, soprattutto, come nazione inquadrata nella difesa del mondo civile e cristiano?

Sembrerebbe fuori tema il mio inciso: è invece perfettamente aderente al presupposto ideologico di questo convegno: la

guerra rivoluzionaria che, succubi i nostri reggitori, incrementata dalla totale stanchezza del nostro popolo che si è addormentato fra le cellule e le sacrestie, lasciando agli attivisti ogni iniziativa - fa buon compagnia a Pajetta l'irresponsabile La Pira - sta diventando virulenta -con una spaventevole velocità,

         Ed è questa la guerra attuale, che si può già configurare come una « guerriglia », I popoli con i loro vizi e le loro virtù scompaiono politicamente per divenire delle enormi masse di manovra partitiche -che, anche contro il loro interesse, diventano le protagoniste armate del dramma che si rappresenta sul grande scenario del mondo. L'individuo, quindi, tende ad annullarsi nel collettivismo ed in questa specie di abulia non ritrova che gli istinti del suo essere animale, che lo guidano verso il male e che sono abilmente sollecitati dai mestatori dal colore rosso come il sangue dell'odio.

Penso, quindi, avviandomi verso la conclusione, che occorrerebbe infondere nei giovani – ecco il problema: nelle Università v'è stato stato un certo ripensamento positivo al riguardo – futuri dirigenti di domani, il coraggio delle proprie azioni, l'anticonformismo, ma soprattutto ed in modo preminente, inculcare loro la "mistica della guerra" quella che può dare una supremazia ed una sicurezza in qualunque evento, quella che bisogna combattere ora per ora, giorno per giorno, contro tutti i nemici della patria, quella che dovrà portare se necessario, e come portò noi - alla lotta cruenta nella sublimazione del rischio, sempre quando questo prevalga su quella, porta il combattente, anche quello senz'armi, ad agire, sul piano generale, con uno spirito altissimo che lo pone al centro di ogni azione e lo fa assurgere, se convinto, ad asceta e missionario, pronto a sacrificare la sua vita per un giusto ideale. Per quell'ideale che come forma gli Eroi, ha formato i Santi del martirologio cristiano, da non confondere con i cattolici democristiani odierni. Bisogna dire ai giovani che questa è la loro ora: o inizieranno la rottura adesso o, forse, non lo potranno più, perché diverranno schiavi di un mondo arretrato di oltre un secolo, La nostra esperienza potrà esser loro di ausilio, tuttavia la guerra che dovranno combattere non è soltanto ristretta ai nostri confini, ma comprende tutto un mondo civile che deve pur iniziare una lotta definitiva per debellare il marciume avanzante,

Ecco la guerra non ortodossa, alla quale dobbiamo partecipare sempre più numerosi.

 

Ipotesi per una contro rivoluzione

 Comunicazione 'del professore PIO FILIPPANI RONCONI

 

Considero acquisiti gli elementi spirituali e finalistici enunciati ieri dal dottor Beltrametti, specialmente per quanto riguarda il tipo di uomo sul quale si fonderà la nostra ipotetica « controrivoluzione », che è il tipo di uomo sul quale si basa la nostra concezione occidentale di civiltà. Gli uomini sui quali possiamo contare presentano, effettivamente, dei limiti morali invalicabili che difficilmente permetteranno loro di agire con quella indifferente spietatezza dei nostri avversari, specialmente contro innocenti. Il comunista, in questo campo, sperimenta una forza alla più parte di noi ignota, semplicemente perché egli è W). vero e proprio «medium» che si apre a forze prepersonali, chtoniche, non troppo dissimili - di là dallo schermo della dialettica marxista - all'«orenda» e al «mana» dei popoli primitivi, resti degenerati e sopravvissuti ai giorni nostri di antichi cicli culturali. Il comunista è, quindi, costituzionalmente un uomo «collettivo », un uomo che poggia su forze a lui esterne, che si esprimono in «fatti» da lui ritenuti veri non in quanto «atti », ma perché proiettati nella materialità percepibile, unico suo criterio di verità. Il nostro uomo è invece un essere che tende verso l'autocoscienza, ad evocare, quindi, le sue forze morali e la sua enérgeia da una « fantasia etica» non dipendente necessariamente da una formulazione astratta e tanto meno da quello che comunemente si denomina « ideolog_ », concatenazione rigida e pietrificata di pensieri già pensati per tutti. Per un uomo siffatto plasmaticamente pieno di forze e di debolezze, di idee e di dubbi innati, non possiamo postulare un'organizzazione rigida, unitaria, indeformabile, come potrebbe essere una di genere marxista, basata sull'uomo-robot animato da forze collettive.

 

Nella mia breve e schematica esposizione considero anche acquisiti gli elementi tattici - apparentemente spregiudicati, ma basati sul buon senso e sul risparmio di perdite di uomini preziosi e di inutili sofferenze alla collettività - suggeriti dal dr. Pisanò nella sua conversazione di ieri sera. Considero specialmente molto positivo ,il principio, implicito nèlla sua esposizione, secondo il quale, lasciando intatto il principio della libera iniziativa durante l'azione, sia necessario subordinare questa a un'accurata preparazione a livello più che tecnico, scientifico. Preparando, quindi, l'azione con estrema freddezza e ponderazione, si potrebbe tanto più riversare in essa quella fantasia e quella inventiva, che fra l'altro distingue l'uomo libero dall'attivista fanatizzato comunista.

 

Lo studio dei metodi della guerra eterodossa ci deve evidentemente indurre a elaborare un piano di difesa e contrattacco rispetto alle forze della sovversione che, se al livello clandestino sono già perfettamente organizzate e pronte alla soluzione totale del problema del potere, al livello palese ed ufficiale si sono già impadronite di buona parte dei centri di governo del nostro Paese (Amministrazione statale, parastatale, stampa, radio-televisione, agenzie d'informazione, università, ecc.). Perdurando le condizioni attuali, è facile intuire che lo stato « borghese» può trovarsi da un momento all'altro di fronte alla sua crisi finale.

L'errore fondamentale compiuto dalle cosiddette controrivoluzioni, dal tempo della rivoluzione russa al giorno d'oggi, consiste nell'avere costantemente schierato su una sola linea ideale e pratica - quindi individuabile - e, in base a un criterio omogeneo, tutte le forze disponibili, attribuendo implicitamente eguali compiti e quindi eguali rischi a uomini atti, invece, a impieghi totalmente diversi: in caso di sconfitta, parziale o totale, si è avuta di conseguenza la distruzione totale delle forze impegnate senza possibilità di ripresa. In ogni caso durante l'azione, gli uomini meno qualificati hanno notevolmente intralciato l'opera di coloro che avrebbero dovuto eseguire compiti ad un livello tecnico più specializzato.

Ora, la relativa tranquillità di cui provvisoriamente disponiamo nel momento presente dovrebbe indurci a preparare, sin d'ora; uno schieramento differenziato, su scala nazionale ed europea, delle forze disponibili per la difesa e per l'offesa.

Questo schieramento differenziato obbedisce al criterio di fare agire su tre piani complementari, ma tatticamente «impermeabili» l'uno rispetto all'altro, le tre categorie di persone sulle quali si può in diversa misura contare, assegnando ad ogni categoria compiti commisurati alle sue reali possibilità, ottenendo il migliore rendimento nell'azione dei singoli piani o categorie, e inducendo queste ultime ad organizzarsi da sé, secondo le proprie esigenze.

Schematicamente si tratta di ciò:

a)      su un piano più elementare disponiamo di individui i quali, seppure bene orientati e ben disposti nei riguardi di un'ipotetica controrivoluzione, sono capaci di compiere un'azione puramente "passiva", che non li impegni in modo da affrontare immediatamente situazioni rischiose. Fra costoro, che formano la massa dei funzionari, professionisti , docenti, piaccoli industriali, commercianti, eccetera, dovrà crearsi una seria e coerente "intesa" articolata secondo classi professionali e di interessi, la quale funzioni in modo tale per cui ogni suo membro, nel proprio campo, si limiti a troncare e molestare le iniziative provenienti dal campo opposto aiutando contemporaneamente i propri membri nei loro settori particolari e giovandosi, necessariamente, di un ufficio centrale d'informazioni e di uno schedario, che si andrà lentamente formando. Questa prima, rudimentale rete, oltre a significare un vantaggio pratico per i suoi aderenti, potrà servire per una prima «conta» delle persone delle quali si potrà disporre nei diversi settori della vita attiva nazionale, le quali, alla loro volta, formeranno lo «schermo di sicurezza» per gli appartenenti ai due livelli successivi;

b)      il secondo livello potrà essere costituito da quelle altre persone naturalmente inclini o adatte a compiti che impegnino «azioni di pressione», come manifestazioni sul piano ufficiale, nell'ambito della legalità, anzi, in difesa dello stato e della legge conculcati dagli avversari. Queste persone che, suppongo, potrebbero provenire da Associazioni di Arma, nazionalistiche, irredentistiche, ginnastiche, di militari in congedo, ecc…, dovrebbero essere pronte ad affiancare, come difesa civile (qualcosa come i «Somatèn» catalani durante la guerra sindacale del 1913-23 in Ispagna), le forze dell'ordine (esercito, carabinieri, pubblica sicurezza, ecc…) nel caso che fossero costrette ad intervenire per stroncare una rivolta di piazza. In questo quadro sarebbe opportuno intrattenere relazioni ed accordi a tutti i livelli, tramite le associazioni di Arma.

c)       A un terzo livello, molto più qualificato e professionalmente specializzato, dovrebbero costituirsi – in pieno anonimato sin d'adesso – nuclei scelti di pochissime unità, addestrati a compiti di controterrore  e di «rotture» eventuali dei punti di precario equilibrio, in modo da determinare una diversa costellazione di forze al potere. Questi nuclei, possibilmente l'un l'altro ignoti, ma ben coordinati da un comitato direttivo, potrebbero essere composti in parte da quei giovani che attualmente esauriscono sterilmente le loro energie, il loro tempo e, peggio ancora, il loro anonimato, in nobili imprese dimostrative, che non riescono a scuotere l'indifferenza della massa di fronte al deteriorarsi della situazione nazionale. Sulla costituzione e sulla formazione di questo « terzo livello» credo che si potrebbe utilmente discutere;

d)  di là da questi livelli dovrebbe costituirsi con funzioni « verticali » un Consiglio che coordini le attività in funzione di una guerra totale contro l'apparato sovversivo comunista e dei suoi alleati, che rappresenta l'incubo che sovrasta il mondo moderno e ne impedisce il naturale sviluppo.

 

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