SALVATORE SEMINARA - residente a Catania

SALVATORE SEMINARA (34 anni)
Salvatore era originario di Catania, ma da 9 anni lavorava come operaio specializzato presso la società Stracuzzi di Bologna (una ditta che si occupa della installazione di apparecchiature elettriche di segnalazione ferroviaria).

La mattina della strage, Salvatore, era alla stazione con Antonino di Paola, suo compagno di lavoro, con il quale divideva una modesta stanza in affitto.

Quel giorno però i due amici non erano lì per lavoro: stavano aspettando il fratello di Salvatore, Giuseppe, che doveva arrivare alle 10,15 da Vercelli, dove sta facendo il servizio militare. Il treno era in ritardo, perciò Salvatore e Antonino si erano seduti nella sala d'aspetto di seconda classe, dove l’esplosione li sorprese.

Giuseppe arrivò a Bologna dopo le 11 con un pullman; il suo treno si era infatti fermato a Parma, poiché la linea era stata interrotta. Si precipitò in stazione e cominciò una disperata ricerca, prima fra le macerie, poi da un'ospedale all'altro, chiedendo inutilmente notizie del fratello e dell'amico. Verso le 19,30 telefonò ai genitori e alla sorella Domenica, di 22 anni, che vivevano a Catania. "Ho trovato Salvatore all'ospedale - disse - è molto grave, ma forse ce la farà".

Era purtroppo una pietosa bugia. Giuseppe aveva sì trovato il fratello, ma solo quando, ormai esausto, si era deciso a recarsi all'obitorio, col terrore di vedere il corpo di Salvatore tra quelli che erano già stati estratti. Il giovane ebbe appena la forza di sbrigare le formalità del riconoscimento, poi uscì quasi in trance dall'Istituto di Medicina legale, chiamò i genitori dalla cabina telefonica che si trova sul marciapiede antistante, e subito dopo si accasciò a sedere per terra, completamente stroncato dallo choc. Rimase lì tutta la notte, senza trovare la forza di rialzarsi per andare a chiedere un letto in albergo.

A Catania la madre Grazia, e il padre Alfio, piangono il figlio che era l’unico sostegno per la sua famiglia. Col lavoro guadagnava abbastanza bene, e cercava di ridurre al minimo le spese di vitto e alloggio a Bologna, per riuscire a mandare a casa ogni mese i soldi che servivano ai genitori per tirare avanti, e a Giuseppe per terminare gli studi alla facoltà di medicina.

Cit. - Mauro Bassini