PAOLINO BIANCHI - residente a Vigarano Mainarda (FE)

PAOLINO BIANCHI (49 anni)

Paolo Bianchi, muratore quarantanovenne il cui corpo è stato riconosciuto soltanto giovedì 7 agosto, lascia la madre, Ida Bianchi Squarzola.

L'anziana donna (72 anni), gravemente ammalata, era rimasta sola in una casa colonica della campagna ferrarese, a Castello di Vigarano Mainarda. Le cure del figlio erano per lei di vitale importanza e ora, dopo averlo pianto quando le è stata data la notizia della sua morte, non crede più all'atroce verità, aspetta da un momento all'altro il ritorno del suo Paolo.

Il cugino di Paolino, William Squarzola, conduceva un podere a Coronelle: si era preso in casa Paolo, che lavorava come operaio agricolo. Più tardi Squarzola si trasferì in un podere più piccolo. Le braccia del cugino erano diventate superflue nel suo podere, così Paolo fu costretto a cambiare mestiere, ma lo fece con entusiasmo.

Dapprima manovale, era in seguito diventato muratore in una cooperativa agricola di Vigarano Pieve: guadagnava più che nei campi. Poche distrazioni, una vita grama divisa tra il cantiere e la casa, dove dava anche una mano nelle faccende domestiche; aveva sempre pensato alla sua mamma. E si era preoccupato di stiparle la casa di provviste, prima di partire.

Paolino andava tutti gli anni ad Arco di Trento, sul Garda, a passare poco più di una settimana con un'amica che gli era molto cara.

"Sabato mattina era partito prestissimo da Ferrara - racconta il cugino William - tanto che non avevamo ragione di temere che fosse rimasto coinvolto nella tragedia di Bologna. Paolo telefonava sempre da Arco, per informarsi della salute della madre, ma mai subito. Quando però arrivò mercoledì, senza ricevere sue notizie, il suo amico e vicino di casa Andrea Gianoli cominciò a preoccuparsi seriamente. Da una telefonata ad Arco, abbiamo appreso con angoscia che Paolo non vi era mai arrivato. Ha cominciato a farsi strada l'idea pazzesca che avesse trovato la morte in stazione. C'erano ancora due salme da identificare quando arrivai a Bologna giovedì mattina.” Purtroppo una era quella di Paolino.

Cit. Vittoria Calabri