Velia e Salvatore erano in attesa di una coincidenza “sbagliata”, costretti cioè dal ritardo accumulato dal treno che da Brusciano (vicino a Napoli) avrebbe dovuto condurli a Mestre.
A causa dello scoppio della bomba alla stazione di Bologna, Velia e Salvatore, non rivedranno più i loro sette figli, di cui due molto giovani.
I tre minori, Aurora, Gennaro e Francesca, vorrebbero restare insieme. Aurora, che avrebbe dovuto sposarsi la domenica dopo l’incidente, ha chiesto di poter tenere con sé e il futuro marito i due fratelli minori.
Patrizia, una delle sorelle maggiori, racconta: “Non ci crediamo ancora, per noi papà e mamma non sono morti, è un po’ come se fossero partiti e non fossero ancora tornati. […] Sono stata io a dire alla mamma, quel venerdì sera, di non partire in auto. Era stanca, aveva fatto una giornata di lavoro, io le ho detto di prendere il treno. […] Sembrava che sentisse qualcosa. […] Pochi giorni prima, parlando della morte che ancora non aveva mai toccato la nostra famiglia, mi aveva detto: <<Se capita una disgrazia ricordatevi che sono cose da affrontare e da accettare, non da mettere da parte.>>