ROBERTO PROCELLI - residente a Anghiari (AR)

ROBERTO PROCELLI (21 anni)

Roberto, militare di leva al 121° Battaglione di artiglieria leggera di stanza a Bologna, rimarrà nella memoria dei più come la prima salma identificata.

A San Leo di Anghiari, una frazione ad una quarantina di chilometri da Arezzo, i genitori, Rinaldo e Ilda piangono sconsolati la perdita di questo figlio unico, per il quale erano tornati in Italia dopo lunghi anni di lavoro in Svizzera, per il quale avevano costruito la casa, e impiantato una piccola coltivazione di tabacco (due ettari di terreno).

Rinaldo e Ilda si erano sposati 23 anni prima a San Leo di Anghiari: avevano le case vicine; lui l'ha vista nascere. Lo stesso sarebbe, molto probabilmente, toccato a Roberto: aveva nel cuore una ragazzina del suo paese, che ora porta tutti i giorni i fiori sulla sua tomba.

Roberto diplomatosi ragioniere e seguito un corso per programmatore elettronico, aveva finalmente trovato lavoro, a San Leo, il 1° maggio. Il 13 maggio era partito militare. Non avrebbe mai lasciato il paese, lui che vi era stato cresciuto dai nonni, che vi era ritornato per fare le scuole superiori.

Papà Rinaldo, 50 anni, era emigrato in Svizzera con la moglie subito dopo le nozze. Ha fatto il minatore, l'operaio in una fabbrica di Zurigo e l'autotrasportatore, una volta ritornato in Italia. Cinque anni fa, dopo un grave incidente, aveva smesso di fare il camionista ed aveva impiantato la coltivazione di tabacco. Anche il figlio lo aiutava, a coltivare, a far la cernita delle foglie e a tenere i conti.

Quando la bomba è scoppiata in stazione, Roberto stava andando a telefonare al padre per comunicargli il suo arrivo. E' stato trovato a due passi dalla cabina telefonica di Piazza delle Medaglie d'Oro; lo hanno identificato quasi subito, dalla piastrina al petto.

"Era un ragazzo molto serio, di poche parole - racconta il padre - non era un musone, ma neppure un giovane molto espansivo. Scherzava volentieri con gli amici di qui, con la nonna. Aveva la passione del gioco del pallone; metteva lo stesso impegno a studiare e a lavorare la terra. A San Leo c'era tutto il suo mondo, ma si era trovato bene anche a Bologna, sia con i commilitoni sia coi superiori".

La camera di Roberto è come lui l'ha lasciata: dei libri; l'orsetto che papà gli aveva regalato quando aveva due mesi, adagiato su una pedana di pelle in mezzo alla stanza; in un angolo, una lampada che si stava costruendo. I genitori vi hanno aggiunto la bandiera, quella che ricopriva la sua bara, dono del colonnello del Reggimento.

Cti. Il Resto del Carlino