Vicenzina era alla stazione col marito, Umberto, la con suocera, Bruna, e il nipotino Marco, di sei anni.
I nonni erano andati assieme al nipotino a prendere la mamma di Marco, che rientrava da Basilea. L’esplosione li ha divisi, portandosi via Vicenzina e ferendo gravemente gli altri nonni e Marco.
Umberto ricorda: “Ero tutto eccitato, felice, pronto ad accogliere mia figlia Daniela che rientrava da Basilea dove era stata sottoposta a un difficile intervento chirurgico al bacino. E’ la mamma di Marco. Avevo preparato tutto per il suo arrivo. Un vigile si prendeva cura della mia auto, lasciata in sosta vietata. Per fare prima, tenevo le chiavi in mano; avevo prenotato un facchino, il n.66, che sarebbe venuto al treno con la carrozzella, perché mia figlia non poteva sforzare le gambe. Il treno di Daniela portava un ritardo di tre ore, ma l’avrei saputo soltanto molto tempo dopo. C’è stata l’esplosione.”
Della moglie Vincenzina, Umberto, non se la sente ancora di parlare. Non ha più voluto vedere una sua fotografia. Si erano conosciuti a Cianciano: lui per curarsi il fegato, lei, una giovinetta pavese che accompagnava la madre alle acque. Dopo due anni di su e giù, ogni fine settimana, si erano sposati. L’anno scorso in giugno avevano festeggiato le nozze d’argento. “E’ stata una brava moglie – sono le uniche cose che Umberto dice a riguardo- e mi ha dato due figlie meravigliose.
Cit. Il Resto del Carlino