Sergio, il 2 agosto, stava andando a Bolzano, dove aveva appuntamento per motivi di lavoro con gli esponenti di un gruppo teatrale di Treviglio, il "Teatro di ventura".
Era partito la mattina presto da Forte dei Marmi, dopo una serata in compagna di amici bolognesi, ex compagni di università. Il treno su cui viaggiava giunse in ritardo alla stazione di Bologna: perduta la coincidenza per Bolzano delle 8.18, Sergio si rassegnò ad aspettare il convoglio successivo, che sarebbe partito dal binario ovest alle 10,50.
Una telefonata a Treviglio, per avvertire del contrattempo; un caffè al bar della stazione; poi la lettura dei giornali, quasi certamente seduto nella sala d'attesa.
Sergio, nato a Terni ma bolognese di adozione (a Bologna aveva trascorso gli anni universitari, conclusi brillantemente con una laurea strepitosa al Dams, tutti trenta e trenta lode, e grandi possibilità per un futuro di operatore culturale appena iniziato) era come tanti altri ad un passo dalle vacanze; dopo il viaggio lampo a Bolzano, sarebbe andato in Calabria, a fare un po' di campeggio con gli amici.
La terrificante esplosione non lo uccise subito: ferito in modo che lasciava poche speranze, venne trasportato al "Maggiore". Per ricostruire la sua identità, i medici gli mostrarono uno dopo l'altro foglietti di carta con lettere dell'alfabeto: quando veniva la lettera giusta, lui faceva un leggero cenno del capo. Comunicò in quel modo le generalità e l'indirizzo di Terni. Riuscì anche a chiedere che avvertissero solo il padre, non la madre, che non stava bene. La sua agonia durò cinque giorni: morì al reparto di rianimazione, il 7 agosto.
Adesso, nella casa di Terni che ha tutte le imposte socchiuse, i suoi genitori parlano di questo figlio perduto che era l'unica compagnia per gli anni della vecchiaia. Un altro figlio, Sandro, lo avevano già perso anni fa: morì di poliomielite quando aveva otto anni.
"Era un ragazzo serio, modesto, generoso", dice il padre Torquato: "Gli piaceva soprattutto leggere e studiare. Per la sua tesi di laurea, sul "Bred and Puppet", era andato a cercare documentazione in America. Si era fermato là tre mesi. Parlava bene l'inglese, il francese, il tedesco. Il teatro era la sua passione. Ci hanno chiesto di pubblicare la sua tesi, perché è piena di notizie interessanti".
Poi la commozione prende i due genitori; la signora Lidia, la madre, si allontana un attimo; è il loro un dolore pieno di pudore, si fanno forza, tutti e due, per non lasciarsi andare; ed ecco che Torquato Secci prende una cartellina, in cui ha fissato i punti di un regolamento che riguardano borse di studio intitolate a suo figlio. Tutti i soldi che arriveranno, andranno ad alimentare un fondo presso la Cassa di Risparmio di Terni: "Vogliamo che il nome di nostro figlio sia legato a borse di studio per liceali della nostra città. Per i migliori: e, a parità di merito, per i più giovani. Sergio era un anno avanti negli studi".
Cit. Il Resto del Carlino