2 AGOSTO 1985

Sono trascorsi cinque anni e la GIUSTIZIA ha fatto scarsi progressi.

Il nostro dolore è accresciuto dall’inerzia e dal silenzio nel quale si vuole soffocare il ricordo di quella infame, iniqua carneficina di innocenti.

I tentativi di ridurci al silenzio si sono moltiplicati; in questi giorni con un esposto-denuncia si è giunti a considerare diffamatoria la verità e come se non fosse vero che attendiamo giustizia da cinque anni, siamo stati trascinati davanti ad un Tribunale dove la nostra azione di legittima difesa è stata condannata.

Questa condanna non ci fermerà; continueremo a chiedere il rispetto della legge sino a quando non avremo ottenuto GIUSTIZIA e VERITÀ.

Sentiamo ancora nelle nostre orecchie l’eco delle parole pronunciate nell’aula del Senato nei giorni che seguirono la strage.

Il Presidente del Senato onorevole Fanfani disse: ".... Anche questi istanti di solenne riflessione aiutino i governanti a formulare le risposte che gli italiani attendono...."

Sono trascorsi inutilmente cinque anni; i governanti non hanno, di certo, facilitato la risposta di GIUSTIZIA e VERITÀ che gli italiani attendono.

Dalla Camera dei Deputati aspettiamo ancora che siano tratte le conclusioni definitive alle interrogazioni e alle interpellanze presentate cinque anni or sono.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri di quel tempo onorevole Cossiga disse: ".... gli istituti preposti alla tutela dell’ordine pubblico ... non hanno ... allentato né la vigilanza né l’azione contro il terrorismo...."

Oggi abbiamo le prove che quel Presidente fu ingannato poiché il vice capo del SISMI, generale Musumeci ed il suo aiutante colonnello Belmonte, "abusando dei poteri e violando i doveri inerenti alla funzione pubblica che essi svolgevano" effettuarono un depistaggio internazionale delle indagini condotte dai Giudici di Bologna, un depistaggio che non poteva avere altre giustificazioni che quella di proteggere i veri autori di quell’orrendo crimine.

Il generale Lugaresi, a suo tempo capo del SISMI, in un interrogatorio ha stimato che i depistaggi di Musumeci e di Ciolini hanno fatto perdere alla magistratura bolognese non meno di tre anni di tempo.

La condanna, anche se non definitiva, del generale Musumeci e dei suoi complici incriminati per il depistaggio dell’inchiesta sulla strage ha fatto conoscere una parte molto importante della verità; il secondo processo era iniziato presso il Tribunale di Bologna, ma una provvidenziale, rapida sentenza di trasferimento al Tribunale di Roma, ha allontanato il processo nel tempo e, peggio ancora, lo ha allontanato dalla vigile attenzione dei cittadini bolognesi.

L’incriminazione di alti ufficiali del SISMI dà la conferma che anche nella strage di Bologna, come nelle stragi precedenti, sono presenti i Servizi segreti italiani; è la prova di una inconfessabile complicità.

Per costringerci al silenzio, da qualche tempo, qualcuno minaccia anche il trasferimento del processo per la strage, non vi è alcuna giustificazione per farlo, se lo faranno è segno che così era già stato deciso da chi non vuole che si faccia GIUSTIZIA e VERITÀ.

Questa è, oggi, la insoddisfacente realtà sull’inchiesta per la strage; questa deludente realtà è causata dalla continua sottovalutazione del terrorismo stragista da parte degli organi di Governo e dal troppo lento cammino della giustizia.

La triste esperienza del nostro impegno civile ci porta a concludere che la più profonda indignazione, o anche la più sincera pietà se pure tenute vive per cinque anni, non sono una sufficiente barriera al ripetersi delle stragi; è necessario un impegno ben più importante e costante per evitare che le orribili disgrazie ieri capitate a noi, capitino domani, ad altra gente.


Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980
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