Venticinque anni fa, il 2 agosto 1980, in questa stazione, in un sabato di sole in cui una miriade di cittadini erano intenti a vivere un normale giorno d’estate, una bomba collocata da terroristi fascisti causò una strage, 85 morti e 200 feriti.
Mani fasciste, poi coperte dai vertici della Loggia massonica P2, causarono morte, terrore e distruzione, tante vite travolte, tanti sogni spezzati, tante speranze svanite in un attimoLa più grande strage italiana in tempo di pace, voluta e attuata per colpire ancora una volta una città simbolo, la nostra Bologna.
Bologna, come l’Italia intera, seppe reagire all’orrore del terrorismo fascista: quel giorno, tutti hanno fatto con dignità la loro parte per limitare il numero dei morti, perché i feriti fossero subito curati, perché i parenti fossero tutti informati al più presto.
Questo straordinario senso civico nel corso degli anni non è mai venuto meno, sostenendoci sempre anche nei momenti più difficili durante i processi, quando menzogne, depistaggi e delegittimazioni tentavano in ogni modo di allontanare la verità e di coprire mandanti ed esecutori dell’attentato.
Nel manifesto di quest’anno abbiamo scritto:
I FAMILIARI DELLE VITTIME IMPEDISCONO
CON LE ARMI DELLA VERITA’ E DELLA GIUSTIZIA
LA RISCRITTURA DELLA STORIA
L’OCCULTAMENTO DELLA VERITA’ SULLE STRAGI
LA LIQUIDAZIONE DELLA MEMORIA.
In tutti questi anni la nostra associazione, unitamente ad altre, ha ottenuto che la memoria su questi avvenimenti non si spegnesse; abbiamo denunciato all’opinione pubblica tutti i tentativi di riscrivere le sentenze e riabilitare i terroristi, ma abbiamo la certezza che questo lavoro deve continuare per arrivare ad una consapevolezza sempre più estesa capace di impedire qualsiasi manipolazione e qualsiasi colpo di spugna revisionista di un periodo tragico della vita della nostra repubblica.
Oggi, grazie al loro silenzio, sono tutti in libertà. Degli esecutori materiali e dei depistatori sappiamo nomi e cognomi: sono Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, terroristi fascisti pluriomicidi, sono il generale Musumeci e il colonnello Belmonte allora ai vertici del SISMI, servizio segreto militare, assieme al generale Santovito, sono il faccendiere Francesco Pazienza e il gran maestro della Loggia massonica P2 Licio Gelli che gestivano nell’ombra i nostri servizi segreti.
I mandanti e gli ispiratori politici della strage non sono ancora stati giudizialmente individuati. L’argomento è stato ripreso in una recente fumosa intervista dal Senatore Cossiga. Sarebbe ora che il Presidente Emerito Senatore Francesco Cossiga si decidesse ad assumersi tutte le sue responsabilità senza porre condizioni, sarebbe ora che spiegasse come mai si è circondato, nei momenti più delicati della vita politica italiana, di piduisti. Sarebbe ora che rendesse pubblico il motivo della grande attenzione che lo porta, da sempre, a sponsorizzare i pluriomicidi Mambro e Fioravanti. Ed è proprio grazie ad una raccomandazione del Senatore Cossiga che i responsabili di Comunione e Liberazione hanno invitato Francesca Mambro,insieme con la terrorista delle Brigate Rosse Nadia Mantovani al Meeting dell’Amicizia dell’agosto scorso.
Non solo come parenti delle vittime, ma soprattutto come cittadini, non troviamo parole per esprimere il senso di profonda amarezza che ha suscitato in noi quella sciagurata scelta dell’ospite e l’infamia degli applausi che gli sono stati tributati.
La stessa amarezza ci ha pervaso pochi mesi dopo, quando si è diffusa la notizia che Mambro e Fioravanti sarebbero stati gli ospiti d’onore durante una kermesse elettorale col Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi anche lui già iscritto alla loggia massonica P2 (tessera n 1816)
Negli stessi giorni in cui da tutto il mondo pervenivano, soprattutto ai giovani, messaggi di amore per la pace e di condanna del terrorismo, il commissario della Croce Rossa Maurizio Scelli aveva pensato bene di propinare ad una platea di ragazzi, i due volgari assassini e stragisti come esempio da seguire.
Per un pugno di voti si stravolge l’etica della politica, utilizzando senza scrupoli la popolarità criminal-mediatica dei due terroristi, cancellando i valori su cui si fonda la Repubblica.
Un progetto indegno dalle finalità ambigue, che solo la grande protesta dell’opinione pubblica democratica ha potuto impedire. E’ insorta un’Italia che non dimentica. Se si voleva valutare il polso del Paese, se si voleva vedere se la coscienza degli italiani era addormentata al punto da accettare anche tali immoralità, la società civile ha risposto forte e chiaro, e ha risposto No.
I due terroristi sono stati lasciati frettolosamente a casa. I messaggi di solidarietà pervenutici sono stati tantissimi e abbiamo avuto la conferma che non siamo i soli a notare l’inquietante trattamento di favore che, da sempre, accompagna gli esecutori materiali della strage di Bologna.
Sono infatti sempre più numerosi coloro che si chiedono come mai Mambro e Fioravanti, con i loro 6 ergastoli e 218 anni di condanne siano da tempo ormai. Sono sempre di più i cittadini che si chiedono come possono dire di aver espiato le loro colpe, se hanno scontato solo 2 mesi di carcere per ogni persona uccisa. Sono sempre di più i cittadini che si domandano perché non vengono mai pubblicate le foto di tutte le altre vittime della furia omicida di Mambro e Fioravanti, perché nessun quotidiano ricorda i loro nomi.
Ma noi, quei nomi, quelle persone, ce le ricordiamo: sono Roberto Scialabba, Antonio Leandri , Maurizio Arnesano, Franco Evangelista, Francesco Mangiameli, Enea Condotto, Luigi Maranese, Giuseppe de Luca. Marco Pizzari, Francesco Straullu, Ciriaco di Roma, Alessandro Caravillani e Mario Amato. E al Giudice Mario Amato vogliamo dedicare qualche parola in più perché, a 25 anni dal suo assassinio, la figura di quest’uomo onesto e coraggioso ancora ci commuove e costituisce un debito di vita e di insegnamento.
Mario Amato è stato il primo magistrato romano che, dopo l’uccisione di Vittorio Occorsio, ha tentato una lettura globale del terrorismo nero, intuendo che si trattava di un ambiente con legami e diramazioni ad altissimi livelli. Il lavoro che svolgeva era difficile e gli ostacoli si trovavano anche nel suo stesso ufficio. La presenza accertata fra i militanti dei NAR di Alessandro Alibrandi, figlio di un magistrato, induceva a inquietanti benevolenze di magistrati e polizia verso quell’area. E proprio dei NAR stava scoprendo retroscena, collegamenti e progetti, ma Mario Amato fu lasciato solo.
Il 13 giugno 1980, poche settimane prima della strage di Bologna, in una audizione al CSM, rivelò la sua intuizione sulla pericolosità dinamitarda delle bande armate neofasciste; 10 giorni dopo fu ucciso per ordine di Mambro e Fioravanti, che festeggiarono l’evento con ostriche e champagne.
E anche dopo, ai processi per quell’omicidio come al processo per la strage , mostrarono arroganza e disprezzo nei confronti dei parenti delle vittime, ridendo loro in faccia ed esibendosi in effusioni amorose durante le udienze.
Ci pensino coloro che fanno a gara per invitare questi due squallidi personaggi a conferenze e convegni.
Ci pensino quei registi e produttori senza scrupoli che pensano di fare un film sulla vita dei due stragisti, trattando le loro vittime alla stregua di comparse, quando invece spesso sono state, come nel caso di Mario Amato, dei giganti morali.
La storia del terrorismo, “l’esperienza umana” che merita d’essere raccontata non è quella degli assassini rossi e neri, ma quella delle loro vittime, quella delle persone che hanno visto i colleghi più validi cadere per difendere la democrazia, quella di chi aveva paura ad uscire di casa o a prendere un treno, quella di chi, quel giorno, ha dovuto lacerarsi gli abiti per trasformarli in bende, quella di chi ha dovuto respirare odore di polvere da sparo mentre qualcuno li voleva convincere che era stata l’esplosione di una caldaia, quelli che, con la pelle sporca di polvere e sangue hanno trasportato e assistito le vittime di questa orrenda strage,
quella di chi è dovuto crescere senza una madre o un padre, invecchiare senza un compagno o senza un figlio. E’ la storia di persone comuni che quel 2 agosto di 25 anni fa hanno scavato con le mani tra le macerie Ed è anche la storia di chi, dalla parte giusta, magistrati, forze dell’ordine, giornalisti, sindacalisti, si è opposto alla follia assassina di esaltati come Mambro e Fioravanti.
E’ la storia di eroi civili come l’avvocato Ambrosoli e il giudice Emilio Alessandrini, come Guido Rossa e Emanuele Petri, come Walter Tobagi e Carlo Casalegno, come Massimo D’Antona e Marco Biagi.
Anche per loro, anche per voi-oggi non possiamo tacere.
Anche per loro e anche per voi, tanti anni fa, noi parenti delle vittime, ci siamo costituiti in Associazione assieme a Torquato Secci che ne è stato per sedici anni Presidente, volendo trasformare un progetto di morte quale è stata la strage, in un progetto di vita, per ridare voce a quegli stessi valori democratici che quell’eccidio aveva violato.
Anziché scegliere la strada sterile della vendetta, abbiamo voluto percorrere quella più lunga e impegnativa della ricerca di giustizia e verità. Da allora esigiamo rispetto della democrazia e della trasparenza e non ci stanchiamo di denunciare lo scandalo di un Paese in cui giace in un cassetto da ventuno anni la nostra proposta di legge d’iniziativa popolare per “l’abolizione del segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo”, lo scandalo di un paese in cui è lettera morta la “Legge quadro per il sostegno delle vittime di reato”, è uno scandalo che la legge 206 in favore delle vittime del terrorismo, approvata all’unanimità dal Parlamento, non sia applicata e si costringa le vittime a umiliazioni per ottenere quanto previsto; mentre per leggi ad personam ci sono corsie preferenziali che ne permettono l’approvazione e l’attuazione in tempi da record. Non ci stanchiamo di denunciare al Ministro della Giustizia la situazione di incredibile privilegio di cui continua a godere lo stragista Fioravanti, che nell’aprile dell’anno scorso ha ottenuto la libertà condizionale, pur non avendone i requisiti.
Fioravanti e la moglie Mambro hanno recentemente respinto le lettere con le quali i parenti delle vittime intendevano interrompere la prescrizione per il risarcimento dei danni derivati dai loro reati. Un tale arrogante comportamento, sintomo inequivocabile di assenza del minimo ravvedimento, doveva comportare la revoca immediata del beneficio, cosa che invece non è avvenuta.
Il Ministro Castelli, che non ha indagato sulla Magistratura di sorveglianza di Roma, così spesso ha elargito premi non meritati a questi due assassini.
Ma Castelli, dice di essere un uomo tutto di un pezzo, dice di essere dalla parte di Abele e di combattere Caino. In realtà ha chiuso l’Osservatorio per la tutela delle vittime di reato. Ma non si è fermato a questo. Chi sbaglia, dice,deve pagare. Tutti meno uno: il neofascista Cicuttini, nel 1972 segretario di una sezione del Movimento Sociale, condannato all’ergastolo in via definitiva quale autore per la strage di Peteano.
Questo Ministro ha espresso per ben due volte parere favorevole a che Cicuttini, dopo 26 anni di latitanza, venisse espatriato in Spagna per scontare la pena pur sapendo che, in quel paese, Cicuttini, difeso dall’On. Fragalà di AN, sarebbe stato amnistiato e così sottratto ad ogni pena. Solo le ripetute decisioni della Corte d’Appello di Venezia hanno impedito che si realizzasse quell’indegno disegno.
L’ex Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri si è personalmente impegnato per bloccare l’emissione di un francobollo celebrativo del 25° anniversario della strage di Bologna e non a caso ha utilizzato una intervista per difendere i vecchi camerati Mambro e Fioravanti e perorare atti di clemenza, seguito a ruota dal collega di partito e ministro Gianni Alemanno.
Questi sconcertanti episodi, dimostrano ancora una volta che chi difende gli esecutori della strage di Bologna si schiera contro i parenti delle vittime, contro la verità e contro la memoria.
Nell’anno in corso non sono mancati neppure opportunistici interventi di chi, come Paolo Mieli, per spiegare la strage alla stazione non ha esitato a riesumare la fantomatica pista internazionale indicata da Gelli e già smascherata come depistaggio.
Vecchi e nuovi depistatori oggi cercano di condizionare la corretta e democratica informazione con lo strumento masmediatico attraverso interviste e trasmissioni televisive d’inquietante disinformazione.
Denunciamo con fermezza, l’ennesimo tentativo di utilizzare in maniera impropria gli enormi strumenti della commissione parlamentare Mitrokhin al fine di negare la verità sulla strage ed elaborare fantasiosi teoremi. Si tratta, con la copertura istituzionale, di un vergognoso tentativo di cancellare la matrice fascista della strage, come riconosciuto dalla sentenza definitiva del 23 novembre 1995 emessa dalla Corte di Cassazione.per sostenere una inesistente pista internazionale.
In un epoca di revisionismi su ordinazione, dove c’è chi propone di abolire la festa del 25 aprile, giorno della Liberazione e chi vuole equiparare i partigiani ai repubblichini, gli eroi ai boia, le vittime ai carnefici, non stupisce che la terrorista Mambro la più sanguinaria e più impunita della storia del nostro Paese possa dichiarare con disinvoltura che il terrorismo è nato dalla Resistenza e che lei è stata condannata per la strage in quanto fascista.
Da sempre noi opponiamo alle menzogne i fatti, alle sensazioni le prove, alle irresponsabili critiche revisioniste le risultanze processuali. Anche per questo nel 2004 abbiamo completato l’archiviazione informatica di tutti gli atti processuali in collaborazione col Centro di Documentazione Storico Politico sullo Stragismo, affinché chiunque possa informarsi e fondare un’opinione seria e meditata su ciò che è stato.
Grazie anche a questa nostra faticosa opera di diffusione, di conoscenza e informazione , ormai tutti i cittadini onesti hanno capito che Mambro e Fioravanti non sono stati condannati perché fascisti, ma perché hanno massacrato decine di persone e che la campagna innocentista allestita è un ennesimo tentativo di depistaggio.
Gli stragisti e i loro amici hanno grandi e potenti mezzi per propinare le loro versioni distorte, false e interessate, ma la vostra presenza al nostro fianco qui , oggi, ci conferma che non dobbiamo lasciare il nostro Paese e la sua storia in balia della prepotenza dei più ricchi e dei più forti, perché cancellare la verità e riscrivere la storia in modo fazioso è contrario alle più elementari regole della democrazia.
Noi oggi operiamo, pur con tante difficoltà, in un paese democratico, fondato su valori di libertà radicati sul sacrificio di quanti persero la vita per conservarceli, e sul senso del dovere di quanti si prodigarono per affermarli.
Vogliamo qui ricordare le vittime del terrorismo internazionale a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà.
Grazie di essere con noi, dalla vostra presenza trarremo la forza di continuare a difendere la verità, la memoria,la democrazia.
Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980
c/o Comune di Bologna - P.zza Maggiore, 6 - 40124 Bologna (IT) - Tel. +39 (051) 253925 - Fax. +39 (051) 253725 - Cell. +39 (338) 2058295
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