2 Agosto 2009

COMUNICAZIONE LETTA DAL PRESIDENTE PAOLO BOLOGNESI A NOME DELL’ASSOCIAZIONE TRA I FAMILIARI DELLE VITTIME DELLA STRAGE ALLA STAZIONE DI BOLOGNA DEL 2 AGOSTO 1980

 

29 anni fa, in questa stazione, fu perpetrato un orrendo crimine: una bomba collocata da terroristi fascisti causò 85 morti e 200 feriti.

I presenti si trovarono immersi in un gran polverone che non permetteva di vedere nulla, poi abbassatasi la polvere, ai loro occhi, apparve, in tutta la sua gravità, lo scempio prodotto.

Solo la volontà  e l’abnegazione dei soccorritori limitarono la tragedia che, pure, fu tanto grave ed enorme. Fu grazie a loro, se molte vite umane furono salvate quel giorno.

Mentre la città  tutta si profondeva negli aiuti alle vittime, c’era chi, ai vertici della sicurezza, operava per nascondere prove o inventare piste che poi verranno a distanza di anni riproposte come nuove.

Anni di indagini e processi meticolosi hanno permesso di individuare, in parte, chi usò la violenza e la crudeltà, esseri umani che hanno concepito e voluto quella carneficina.

I loro nomi sono: Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, capi dei Nuclei Armati Rivoluzionari e il loro sodale Luigi Ciavardini

Poi vi sono coloro che hanno operato per nascondere la verità ed impedire ai magistrati che gli esecutori fossero scoperti, tutti distintisi nel tentativo di allontanare gli inquirenti dalla matrice dell’attentato; essi sono il Gran maestro della Loggia massonica P2 Licio Gelli, il faccendiere Francesco Pazienza, il generale Musumeci e il colonnello Belmonte al vertice del SISMI (Servizio Segreto Militare)

Da anni ormai assistiamo, alla vigilia di ogni anniversario, alla esplosione di enormi polveroni che ci ricordano quello creato dall’esplosione della bomba, polveroni che cercano di nascondere lo scempio politico e morale che sta dietro questa strage.

Già al momento delle indagini e nella fase processuale, i depistaggi, le coperture, le reticenze da parte di organi dello Stato , sono stati innumerevoli, causando ritardi che sicuramente hanno allontanato dalle loro responsabilità i mandanti e gli ispiratori politici in spregio alla completa verità.

Da molti anni a questa parte, anziché produrre riflessioni che possono portare a guardare oltre gli esecutori, si creano piste così dette alternative, senza costrutto che servono solo a fuorviare i meno informati confidando nella non conoscenza e sulla labile memoria, dato il lungo tempo trascorso. In prima fila ad alimentarli c’ è il Presidente Emerito Senatore Cossiga che il 2 agosto del 1980 era Presidente del Consiglio.

Nell’ottobre dell’anno scorso, i magistrati che si occupano della strage hanno interrogato il Presidente Emerito Senatore Cossiga che subito ha abbandonato le sue certezze per derubricare il tutto a voci e sentito dire. E’ veramente singolare che, chi ha ricoperto cariche così importanti, si abbassi a sostenere l’innocenza di criminali quali Mambro e Fioravanti sulla base di dicerie di corridoio. Anche questo va collocato nella categoria delle distrazioni e delle conseguenti perdite di tempo che purtroppo impediscono di guardare oltre gli esecutori.

Sappiamo che, all’epoca, tutti i direttori dei Servizi Segreti del nostro Paese avevano giurato fedeltà alla Loggia Massonica P2 e che gli stessi erano stati nominati dall’Onorevole Andreotti e dall’Onorevole Cossiga.

Si cerca di nascondere la verità che compare nelle carte processuali e cioè che la strage poteva essere evitata; già dal mese di maggio del 1980 si sapeva che nei primi giorni di agosto sarebbe avvenuto un attentato clamoroso. Il giudice Amato, il 23 giugno 1980, 10 giorni dopo la sua relazione davanti al CSM in cui denunciava la pericolosità dinamitarda del gruppo fascista dei NAR ( Nuclei Armati Rivoluzionari) fu barbaramente ucciso.

Gli organi di sicurezza, i Servizi Segreti tutti nelle mani della Loggia Massonica P2 , non solo non impedirono la strage , ma poi con false piste cercarono in tutti i modi di non far scoprire la pista fascista. Sappiamo che la Loggia Massonica P2 aveva un programma politico eversivo denominato “Piano di rinascita democratica”, abbiamo visto che questo piano è stato in gran parte attuato e molte leggi negli ultimi 15 anni sembrano trarre ispirazione da quel progetto.

Nel manifesto di quest’anno abbiamo scritto:

LA CERTEZZA DELLA PENA

IN QUESTO PAESE

È RISERVATA ESCLUSIVAMENTE ALLE VITTIME

ED AI LORO FAMILIARI

Infatti, nessuno di coloro, che sono stati coinvolti a vario titolo per la strage di Bologna, è attualmente in carcere. Inoltre, il diffuso clima di buonismo e perdonismo nei confronti di assassini di vario colore politico contrasta sempre più con il buonsenso e con i comuni sentimenti di giustizia.

La Francia non ha concesso l’estradizione per la terrorista Petrella e così ha fatto anche il Brasile per il pluriomicida Cesare Battisti. In Italia, poi, il padre fondatore delle Brigate Rosse, Renato Curcio, ha avuto l’ardire di fare domanda all’INPS per ottenere, dallo Stato che voleva abbattere, la pensione. Se non avesse risvolti tragici, questa vicenda sarebbe ridicola e patetica. Non stupisce lo squallore morale di questi personaggi che sono sempre stati tanto disinvolti nel decidere della morte altrui, quanto attenti ai più piccoli e meschini vantaggi che possano riguardare la propria vita.

Quello che stupisce e indigna è invece l’impressionante lista di benefici che vengono concessi loro, una sfilza di trattamenti di favore che, nel caso degli esecutori materiali della strage di Bologna, è addirittura scandalosa e impensabile in un Paese civile.

La condanna di Luigi Ciavardini, quale 3° esecutore di quel massacro risale solo a due anni fa e già nel discorso del 2007 avevamo denunciato le manovre mediatiche tese a rassicurare il neofascista. Il messaggio era chiaro e noi lo avevamo reso noto già da questa piazza: “stai calmo, dichiarati innocente, non parlare dei retroscena della strage, fai come Mambro e Fioravanti e vedrai che, come loro, avrai davanti a te una brevissima carcerazione.” Detto fatto: l’equazione silenzio in cambio di libertà ha funzionato ancora una volta e già da questo anno Ciavardini è potuto uscire dal carcere con i benefici della semilibertà. Gli esecutori materiali dell’attentato sanno molte cose, lo ha ammesso lo stesso Fioravanti in un’intervista, ma non parlano e per questo vengono premiati, anche a dispetto della legalità.

La concessione della liberazione condizionale a Fioravanti cinque anni fa e pochi mesi fa la concessione del medesimo beneficio alla moglie, Francesca Mambro, non hanno i presupposti giuridici, sono decisioni che contrastano in modo plateale con l'ordinamento attuale. Contro questo scandalo, un grande movimento d’opinione ha costretto la Procura generale di Roma all’appello in Cassazione, ma la decisione è stata confermata: Francesca Mambro è oggi una libera cittadina, nonostante non abbia riconosciuto le sue colpe e non abbia chiesto perdono alle vittime dei suoi numerosi reati. Francesca Mambro e Valerio Fioravanti , colpevoli di strage, di 12 omicidi e innumerevoli altri reati , condannati a 6 ergastoli a testa e a più di 200 anni di carcere, sono riusciti a scontare solo due mesi per ogni morte causata. Oggi sono completamente liberi e domani potrebbero sedere in Parlamento. Questi due spietati assassini, rappresentano il simbolo dell’impunità dei terroristi in questo martoriato Paese.

Nonostante ciò , la trasmissione di Bruno Vespa , Porta a Porta, che qualche tempo fa si è occupata del tema della certezza della pena e delle scarcerazioni facili, non ha minimamente citato gli autori della strage di Bologna. Il motivo ormai lo hanno capito tutti: gli esecutori di quel vile attentato, godono di protezioni altissime, che è meglio non irritare.

Il tema della certezza della pena, che molti politicanti, all’indomani di ogni fatto di cronaca, sventolano come la soluzione di ogni problema, viene immediatamente accantonato quando in Parlamento, gli stessi politicanti, approvano leggi che tutelano, in tutti i modi, i criminali di ogni risma, non danno fondi sufficienti alle forze dell’ordine e alla magistratura.

Questa è  una vergogna, i cittadini vengono trattati come sudditi, il Paese non dovrebbe subire questi soprusi senza ribellarsi.

Vi sono poi persone come Giancarlo Calidori che, in modo spregiudicato, vantano presunte amicizie con uno degli uccisi nella strage alla stazione per dare maggior valore al loro ambiguo perdono ai terroristi Mambro e Fioravanti.

Meraviglia che passati Presidenti della Repubblica e presenti Presidenti della Camera si siano prestati al gioco senza verificare queste asserite amicizie, stupisce la superficialità di certi comportamenti nel nome di una sorta di pacificazione. Ribadiamo che, il peso della nostra pena che lascerà finalmente gli anni di piombo alla storia, sarà la completa verità sulle tragedie che hanno insanguinato il nostro Paese e che ne hanno ostacolato il percorso democratico. Su questi fatti deve esserci l’impegno vero per arrivare a colpire i mandanti e gli ispiratori politici delle stragi e del terrorismo, non vi possono essere scorciatoie ambigue che offendono i familiari delle vittime e disonorano le istituzioni.

In questo nostro Paese, dal dopoguerra ad oggi sono state eseguite 14 stragi; in nessuna si è arrivati ai mandanti e agli ispiratori politici;, delicate istituzioni dello Stato hanno operato in tutte , in modo attivo, per impedire ai giudici di giungere alla verità. La sensazione è che non si è arrivati a colpire i mandanti perché non si dovevano colpire.

Erano protetti!!!

E lo sono tuttora!!!

A questo proposito, sarà il regolamento per il segreto di Stato a misurare la volontà  di questo Parlamento per il raggiungimento della verità.

Occorre far si che, passati 30 anni dall’evento, tutti i documenti ad esso relativi ed i nominativi in esso contenuti, in possesso dei servizi segreti, della polizia e dei carabinieri, vengano catalogati e resi pubblici senza distinguere tra documenti d’archivio e quelli d’archivio corrente. Solo così il Parlamento potrà avviare una operazione di verità, altrimenti le complicità politiche nel proteggere chi ha armato la mano dei terroristi saranno palesi e tutti i cittadini potranno constatare quanta distanza ci sia tra ciò che viene affermato negli anniversari e quale sia la reale volontà di chi siede in quel consesso ove non ci dovrebbe essere posto per i complici dei terroristi.

La grande speranza costituita dalla dottrina della trasparenza dettata dal Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama, anche nei confronti della CIA e degli altri servizi d’informazione americani, dovrebbe indurre il nostro Governo ad aprire senza infingimenti i nostri archivi e a chiedere collaborazione al Governo Americano sui rapporti fra CIA e servizi segreti in Italia negli anni che ci interessano.

Ancora oggi dobbiamo denunciare come, dopo 5 anni dalla sua approvazione, la legge 206/04 ( Nuove norme a favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice) non sia attuata in molte sue parti. Siamo al paradosso che, mentre Camera e Senato approvano all'unanimità ordini del giorno dettagliati in cui impegnano il Governo a completarne la sua attuazione, viene realizzato un vergognoso scaricabarile e la legge non viene attuata. Tutti gli espedienti sono buoni: vari funzionari accampano problemi procedurali, carenza nei sistemi per l' elaborazione dei dati, problematiche tecniche, nuovi quesiti a vari organi e dubbi a non finire sull'esecutività della legge. In questi giorni, il Governo ha chiesto un parere al Consiglio di Stato per l’esatta interpretazione della norma che prevede l’erogazione delle pensioni pari all’ultimo stipendio percepito per i feriti con un’invalidità pari o superiore all’80%, tutto ciò perché i dirigenti INPS si rifiutano di applicare tale norma. Questo atteggiamento inspiegabile ha determinato da parte dell’INPDAP(che aveva correttamente interpretato la norma) , la declassazione da definitiva a provvisoria della pensione già concessa dal 2006 ad un ferito invalido all’80%. Il tutto appare finalizzato a far sì che si perda tempo prezioso, disattendendo e interpretando restrittivamente le norme in essa contenute. L'anno scorso, il 23 luglio, abbiamo incontrato il Sottosegretario alla Presidenza On. Gianni Letta, gli abbiamo sottoposto l’elenco delle diverse problematiche irrisolte prospettando tutte le possibili soluzioni. Da allora, malgrado diversi incontri tecnici, nessun passo concreto in avanti è stato fatto e la richiesta di un incontro, con lo stesso Sottosegretario per un bilancio della situazione, viene sistematicamente ignorata. Recentemente abbiamo scritto al Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi chiedendo un suo intervento urgente, abbiamo ricevuto una risposta limitatamente alla sola definizione delle ricostituzioni delle pensioni senza una data certa. Questa indicazione è quanto INPS e INPDAP avrebbero dovuto fare da oltre due anni e nulla è stato detto dalla Presidenza del Consiglio sugli impegni assunti in Parlamento, riguardanti le soluzioni di tutte le numerose criticità evidenziate dalle Associazioni. È deprecabile che, questo Governo, come del resto quello che lo ha preceduto,in occasione degli anniversari, dichiari la propria disponibilità a risolvere le problematiche  in sospeso e dare immediata attuazione alla legge, ma se ne dimentichi sistematicamente il giorno dopo considerando carta straccia gli impegni solennemente assunti.

Questo comportamento, che si ripete da ben 5 anni, la dice lunga sulla sincerità delle dichiarazioni governative che vengono fatte alla vigilia e durante gli anniversari, di partecipazione autentica ed effettiva al dolore delle vittime, ignorando il pieno riconoscimento dei loro diritti. La verità è che le vittime del terrorismo sono un peso opprimente per questi politicanti che non vorrebbero controlli, ma solo apparire in televisione il giorno degli anniversari. Il comportamento è vergognoso e da parte nostra verrà stigmatizzato in tutte le occasioni possibili. Non si tratta di antipolitica, ma di un monito a chi è chiamato dai cittadini a dirigere il Paese, affinché non transiga dal tenere un comportamento consono al suo ruolo assumendosi tutte le responsabilità che gli competono, anche quella di far attuare le leggi.

Sono trascorsi 29 anni dalla strage alla stazione di Bologna, in questi anni abbiamo dovuto combattere depistaggi di ogni genere. I tentativi di delegittimarci sono stati innumerevoli senza trascurare gli attacchi personali; fino ad oggi abbiamo retto e siamo ancora qui a ricordare non solo la strage fascista del 1980, ma anche l’esempio delle tante persone perbene che hanno pagato, con la vita, la militanza democratica, come i giudici Emilio Alessandrini e Mario Amato, l’agente Emanuele Petri, il sindacalista Guido Rossa i professori Massimo D’Antona, Marco Biagi e tanti altri. Tutto ciò è stato permesso perché migliaia di persone in tutto il paese ci hanno sostenuto e hanno reso possibile che la nostra voce non rimanesse isolata. In questi anni abbiamo avuto al nostro fianco persone meravigliose che ci hanno aiutato, ciascuno con le proprie capacità e ci hanno permesso di superare momenti difficilissimi ed andare avanti nella nostra incessante battaglia per la verità e la giustizia.

Questa piazza che ogni anno si riempie di cittadini per stare al nostro fianco e ricordare con noi le 85 vittime ed i feriti, questa piazza che in tutti questi anni non ha mai cessato di sostenerci, è la testimonianza di una società civile che crede nella giustizia, nella democrazia e nello stato di diritto, pretende come noi che assassinii e violenze non debbano mai avere coperture e che giustizia e verità siano obblighi a cui nessun potere abbia il diritto di sottrarsi.

Grazie di essere con noi e di condividere questa giornata di riflessione e di ricordo.


Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980
c/o Comune di Bologna - P.zza Maggiore, 6 - 40124 Bologna (IT) - Tel. +39 (051) 253925 - Fax. +39 (051) 253725 - Cell. +39 (338) 2058295
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