2 AGOSTO 1990

Sono dieci anni che chiediamo "GIUSTIZIA e VERITÀ"’.

È scritto nel nostro Statuto, e lo abbiamo sempre confermato, che non vogliamo una qualunque giustizia e una qualunque verità.

Ci offende chi di proposito attribuisce alla nostra richiesta di GIUSTIZIA e VERITÀ un significato diverso da quello previsto dal diritto.

Alla fine di luglio dello scorso anno, accompagnato da grande risonanza, si verificò il tradimento dell’avvocato Roberto Montorzi; le sue numerose denunce traboccanti di bugie e di falsità non sono state ritenute degne di considerazioni dal Tribunale di Firenze che le ha archiviate; altrettanto ha fatto il Consiglio Superiore della Magistratura.

L’Ordine degli Avvocati, a seguito della denunzia dei familiari delle vittime traditi, ha ritenuto colpevole Montorzi condannandolo a sei mesi di sospensione dall’albo e quindi dalla professione.

Questi risultati confermano le nostre supposizioni che tutto quello che era accaduto era stato programmato da tempo.

Malgrado l’autorevolezza e la pluralità di queste condanne vi è ancora qualcuno, ad altissimo livello, che difende l’operato di questo GIUDA.

Il giorno 26 luglio scorso il Senato, dopo sei anni, ha approvato alla unanimità la proposta di legge di iniziativa popolare per l’abolizione del segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo.

Ma perché la proposta diventi legge operante ora è necessario che sia approvata dalla Camera dei Deputati.

La Seconda Sezione della Corte di Appello di Bologna, il 18 luglio scorso, ha emesso una sentenza da non potersi in alcun modo credere.

Convinti dalla forza della documentazione esistente nelle carte del processo, non immaginavamo che i Giudici di appello sentenziassero, anche per la strage di Bologna, l’impunità di coloro che sono stati chiamati a rispondere dei vari reati di questo gravissimo atto di terrorismo.

Anche per la strage del 2 Agosto 1980 come per quelle precedenti non esiste alcun colpevole.

Per la sua grandissima distanza dalla verità, abbiamo considerato la sentenza come una provocazione, un insulto agli 85 morti e ai 200 feriti; un insulto a tutti gli italiani.

Questa sentenza è la dimostrazione che il problema è politico e che in sede politica esso deve trovare la sua soluzione.

Di sicuro le massime Autorità dello Stato sanno, ma non vogliono l’accertamento della verità.

Chiedere a coloro che hanno subito una così grave offesa di attendere ancora pazientemente l’arrivo della giustizia e della verità è quanto meno cinico.

Il risultato negativo del processo di appello ha rafforzato in noi la convinzione che ragioni di Stato non consentono ai Giudici di giungere alla completa verità e quindi di fare giustizia; dubitiamo che pressioni estranee possano condizionare la libertà di decisione dei Giudici.

Queste convinzioni si sono andate formando con l’esperienza acquisita in questi dieci anni.

Da molte parti è stato detto, scritto. e documentato che la sovranità italiana è limitata; cioè che la nostra indipendenza non è completa; riteniamo che proprio attraverso questa limitazione siano passate le stragi impunite, l’abbattimento del DC9 di Ustica e altre gravi interferenze.

Dalla fine della seconda guerra mondiale sono trascorsi molti anni, molte cose sono cambiate, la Germania si è riunificata ed ha riacquistato l’indipendenza "totale e illimitata"; è tempo ed è giusto che anche gli italiani riabbiano la loro completa indipendenza almeno al fine di impedire che vengano uccise persone innocenti nel proprio cielo, nel proprio mare, sulla propria terra.

Come familiari delle vittime eleveremo sempre più forte e insistente la nostra richiesta di GIUSTIZIA e di VERITÀ.

Come italiani chiediamo che ci sia restituita la COMPLETA INDIPENDENZA.


Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980
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