Il 2 agosto 1980, alle ore 10,25, un ordigno infame e vile strappava 85 persone alla vita e all’affetto dei loro cari.
85 persone innocenti, tra cui donne, bambini, ragazzi che volevano solo vivere, non sarebbero più tornate a casa. E altri 200 feriti avrebbero per sempre conservato, nel corpo e nell’anima, le conseguenze dell’esplosione.
Da quel giorno, noi familiari delle vittime, pur pervasi da un dolore immenso, abbiamo capito che l’unico modo per onorare i nostri morti e dar loro voce era la ricerca di Verità e di Giustizia.
Con questa nostra convinzione e grazie alla determinazione e all’impegno delle forze dell’ordine e di magistrati capaci e ostinati, siamo riusciti a raggiungere risultati inimmaginabili per chi voleva che anche quel massacro, il più sanguinoso nella storia del Paese, rimanesse l’ennesima strage impunita.
Sono stati condannati come calunniatori, il Gran Maestro della Loggia P2 Licio Gelli, il faccendiere Francesco Pazienza , il generale Musumeci e il colonnello Belmonte al vertice del SISMI, (il servizio segreto militare) tutti impegnati, con zelo, per allontanare gli inquirenti dalla matrice fascista dell’attentato. Sono stati condannati come esecutori materiali i terroristi fascisti Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, capi dei Nuclei Armati Rivoluzionari.
Da quest’anno, all’elenco di tali squallidi individui, possiamo aggiungere, quale esecutore materiale, Luigi Ciavardini, minorenne all’epoca della strage, assassino dell’agente Franco Evangelista e del giudice Mario Amato, e stretto collaboratore dell’organizzazione terroristica capeggiata da Francesca Mambro e Valerio Fioravanti.
La condanna a 30 anni per Ciavardini è estremamente importante, non solo perché identifica il terzo responsabile, ma soprattutto perché alla sua individuazione, si è arrivati per strade diverse da quelle che hanno portato all’accertamento delle responsabilità di Mambro e Fioravanti, arricchendo così la possibilità di analisi e di ricerca verso i mandanti.
Ma, ancora oggi, c’è chi non vuole che si parli di strage fascista, e comunque non di “quei “ fascisti, creando immensa confusione nell’opinione pubblica, mettendo in dubbio l’operato giudiziale di 27 anni. incitando a diffidare di magistrati, avvocati e quant’altri hanno dedicato la loro vita a difendere i nostri diritti.
Ad ulteriore dimostrazione del fatto che l’individuazione degli esecutori materiali dell’eccidio del 2 agosto pone le basi per arrivare ai mandanti e agli ispiratori politici anche per il terzo esecutore materiale abbiamo assistito al solito disinformante copione: prima del pronunciamento definitivo della Cassazione per influenzare la Corte, dopo la sentenza di condanna per rassicurare in carcere lo stragista Luigi Ciavardini. “Stai calmo, dichiarati innocente,non parlare dei retroscena della strage, fai come Mambro e Fioravanti e vedrai che, come loro, avrai davanti a te una brevissima carcerazione, ed una lunga carriera da opinionista giornalistico ed esponente politico”. Questo sembra essere il messaggio, lanciato attraverso alcune inquietanti iniziative.
Il 27 gennaio di quest’anno, in occasione del giorno della Memoria per le vittime dell’Olocausto, esponenti del comitato fiancheggiatore del terrorista Luigi Ciavardini, “L’ora della verità”, vicino a Forza Nuova, hanno proposto di invitare come relatore in un liceo di Roma, uno dei legale di Luigi Ciavardini, Avv. Valerio Cutonilli, per perorare la causa del suo assistito.
Ciò è stato impedito dalla reazione democratica dei ragazzi del Liceo Visconti, che si sono opposti ad una simile strumentalizzazione, tra le proteste di alcuni esponenti di Alleanza Nazionale.
Il deputato di Alleanza Nazionale Enzo Raisi, componente della Commissione Mitrockin, il senatore Guzzanti, Presidente della stessa commissione e il senatore Giulio Andreotti, responsabile con Francesco Cossiga della nomina, nel 1980, degli appartenenti alla P2 a direttori dei servizi segreti, non hanno esitato a riesumare fantomatiche piste internazionali, già smentite dalla magistratura, per allontanare la verità. La commissione Mitrockin, del resto, si è distinta per la consulenza di Mauro Scaramella, ora in carcere per diffamazione e calunnia, per aver cercato di fabbricare prove con documenti e testimoni “taroccati”.
La stessa Francesca Mambro , onnipresente su giornali radio e tv, ha dichiarato a radio 24 che l’uscita sua e del marito dal carcere è una riparazione della politica che sa della loro innocenza. La verità, come ormai tanti cittadini sanno, è ben diversa: la libertà di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti , colpevoli di strage, di 13 omicidi e condannati a 6 ergastoli e a più di 200 anni di carcere , è frutto del loro silenzio e delle loro reiterate menzogne, grazie alle quali sono riusciti a scontare solo 2 mesi per ogni morte cagionata.
La liberazione condizionale concessa 3 anni fa a Fioravanti è stato un provvedimento abnorme contro la legge perché non ha tenuto conto dei presupposti richiesti dalla normativa per la concessione; la sola spiegazione di quell’atto è il patto del silenzio. Anche questo è un messaggio indirizzato a Luigi Ciavardini affinché non parli.
Recentemente Fioravanti ad un giornale cittadino ha infine ammesso quanto da tempo sostengono i familiari delle vittime: “io come altri non ho potuto dire tutta la verità. Dirò quando anche altri parleranno. Molti politici sanno, ma non sentono il bisogno di parlare.”
Sembra un ulteriore messaggio di chi si aspetta qualche favore, chi sono quei politici? Forse il terrorista si aspetta che anche alla moglie venga concesso un provvedimento abnorme e contro la legge, come quello concesso a lui?
Tra i vari personaggi che hanno tentato di creare una impossibile verità alternativa rispetto agli accertamenti giudiziari, si è distinto Andrea Colombo, convinto assertore dell’innocenza dei suoi intimi amici Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, che ha presentato il suo libro sul TG2 (naturalmente senza contraddittorio, affinché nessuno potesse smentire le sue tesi menzognere e imprecise). Andrea Colombo è portavoce del senatore Russo Spena, capogruppo di Rifondazione Comunista al Senato e già fautore di un ‘amnistia mirata sugli anni di piombo, tanto da aver proposto a più riprese, colpi di spugna per gli ex terroristi e perfino per chi, responsabile di quattro omicidi e di aver ridotto una giovane vita su sedia a rotelle, non ha scontato nemmeno un giorno di detenzione.
Fin dal pronunciamento della Suprema Corte di Cassazione del 1995 zelanti sostenitori dell’innocenza degli stragisti Francesca Mambro e Valerio Fioravanti preannunciarono che sarebbe stata proposta una immediata richiesta di revisione del processo fondata su elementi solidi e concreti. Fino ad ora sono state pubblicizzate solo ipotesi fantasiose.
Nel manifesto di quest’anno abbiamo scritto:
I Familiari delle Vittime chiedono con fermezza
che non vengano attribuiti incarichi istituzionali e funzioni legislative
a coloro che hanno militato in formazioni eversive
I TERRORISTI NON SONO MAESTRI DI VITA
NON HANNO NULLA DA INSEGNARE
Assistiamo infatti ad un clima di estrema indulgenza nei confronti di personaggi come Scalzone, oggi in Italia grazie alla totale prescrizione dei suoi reati, Battisti, assassino latitante che secondo il senatore Russo Spena dovrebbe essere graziato, Renato Curcio, tra i fondatori delle Brigate Rosse, che gira il Paese partecipando a conferenze in cui attacca il 41bis, ovvero il carcere duro per i boss mafiosi, e Mario Tuti, pluriomicida anch’egli neoconferenziere invitato a Trieste in occasione del 25 aprile giorno della Resistenza.
Gli amici dei terroristi hanno grandi e potenti mezzi: uno di loro, Sergio D’Elia, è addirittura parlamentare e segretario di Presidenza della Camera dei Deputati.
Chi può stupirsi dei rigurgiti del terrorismo di ogni colore, se in Italia l’omicidio politico è stato un mezzo per fare carriera e ottenere insperati accessi mediatici?
Chi può stupirsi se in Parlamento siedono tanti amici dei terroristi?
È inaudito che siano state permesse manifestazioni di fiancheggiatori degli assassini delle Brigate Rosse al carcere dell’Aquila dove è detenuta Nadia Desdemona Lioce, tra gli assassini del giuslavorista Marco Biagi, e a Poggio Reale ove è detenuto il terrorista pluriomicida Luigi Ciavardini esecutore della strage alla stazione.
Dimenticare le vittime e mettere sotto la luce dei riflettori i carnefici non può dirsi memoria, non può dirsi democrazia, tutto ciò va definito barbarie.
Non è questa la sede per indagare sul perché dell’ambiguità di alcuni esponenti politici e di parte della sinistra sugli anni di piombo, ma qui oggi vogliamo esprimere un concetto forte e chiaro: se qualcuno vuole barattare l’impunità per i neofascisti Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini in cambio dell’impunità per i cosiddetti compagni che hanno sbagliato,ha fatto male i suoi conti. Se questa è, come appare, un’operazione di “scambio di prigionieri”, un meschino compromesso per autolegittimarsi e per far dimenticare gli scheletri nell’armadio di destra e di sinistra, l’Associazione 2 agosto 1980 ne sarà una fiera oppositrice.
Non ci spaventano le censure, come quella operata dal quotidiano Liberazione alle nostre critiche al libro di Andrea Colombo; non ci zittiscono gli articoli di stampa scritti da Fulvio Abbate e Furio Colombo già direttore dell’Unità, perché sappiamo che i fatti contano più dei pregiudizi.
Non ci intimidiscono le querele di Andrea Colombo, del deputato di AN Enzo Raisi e di Sandro Provvisionato e le minacce di querele del Senatore Francesco Cossiga; e non ci blandiscono i consigli a sorvolare, a mantenere un basso profilo, perché Francesca Mambro e Valerio Fioravanti oggi sono esponenti del Partito Radicale, un partito dell’attuale maggioranza, importante in un paese dove le elezioni si vincono per uno scarto di 24.000 voti.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, uomo di grande sensibilità, ha auspicato per i terroristi comportamenti pubblici ispirati alla massima discrezione e misura.
La direttiva Napolitano è stata seguita da tutti, con l’eccezione di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti.
Sono passati 23 anni da quando i familiari delle vittime depositarono la proposta di legge di iniziativa popolare per “L’abolizione del segreto di stato nei delitti di strage e terrorismo” e finalmente il Parlamento, nella legge che modifica l’assetto dei servizi segreti nell’ambito della gestione del segreto di Stato, ha tenuto conto anche di quella legge. La legge appena approvata è un significativo passo avanti, ci auguriamo non venga vanificato al momento della sua attuazione e che impedisca una volta per tutte che i nostri servizi di intelligence si occupino di magistrati onesti invece che del terrorismo interno e internazionale.
Il Parlamento ha istituito nel 9 maggio, il giorno della memoria, per ricordare le vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice, tutto ciò rappresenta un tardivo riconoscimento, ma anche una opportunità per tutti: per i familiari delle vittime per strage e terrorismo e per tutti i cittadini italiani, per i giovani che nulla hanno vissuto, per gli adulti che hanno attraversato attoniti quella lunga stagione che si suole definire con il nome di “Prima Repubblica”. Ci auguriamo che in tutte le scuole italiane, superando gli ostacoli che sicuramente verranno frapposti, si aprano percorsi didattici per preparare gli studenti all’anniversario dell’anno prossimo.
La nostra Associazione consapevole, come sempre, che non basta ricordare e commemorare ma occorre anche continuare a battersi per la ricerca della verità, di tutta la verità, lancia un appello ai Presidenti di Camera e Senato, affinché rendano pubblici e consultabili tutti gli atti, nessuno escluso,delle commissioni parlamentari d’inchiesta che si sono occupate di stragi, terrorismo, mafia e poteri occulti. Chiediamo ai Presidenti delle Camere di adoperarsi per costituire, in Parlamento, il più grande archivio di documentazione su queste materie, nella convinzione che soltanto una lettura a 360 gradi può consentire di individuare collegamenti tra le varie vicende, scoprire aspetti inediti, trovare tasselli mancanti nell’intricato mosaico della verità.
Il Parlamento è il cuore della nostra democrazia. Deve contribuire a difenderla. Può farlo anche con gli strumenti della memoria e della conoscenza. Non ha senso che sia detentore di informazioni “blindate”, sottratte ai cittadini, agli studiosi, ai magistrati.
La nostra associazione farà il possibile affinché tutta la documentazione accumulata in questi anni diventi pubblica, in questo aiutati dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna che ha inserito tutto ciò in un progetto più ampio relativo alla memoria di tutta la città.
Per quanto riguarda la legge 206 ( Nuove norme a favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice) dopo la nomina di un commissario straordinario da parte del Governo ed un lavoro incessante delle associazioni delle vittime, abbiamo concordato col Governo stesso un percorso che permetterà di definire, modificare ed integrare la legge permettendone così la sua completa attuazione entro la fine dell’anno 2007. Ci auguriamo che tali impegni vengano integralmente rispettati evitando così ulteriori umiliazioni per i familiari.
L’Unione vittime per stragi di cui la nostra associazione fa parte, partecipa ad un progetto europeo denominato Survivor, che fa riferimento al comune di Bologna, a cui aderisce anche il Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Vittimologia e sulla Sicurezza (C.I.R.Vi.S.) dell’Università di Bologna, e a cui partecipano l’Associazione 11 marzo di Madrid (Spagna), le municipalità di Colonia (Germania) e di Londra Westminster.
Questo progetto, finanziato dall’Unione Europea, fornisce l’opportunità di allargare a livello internazionale esperienze, ricerche e studi effettuati in passato nel nostro Paese e all’estero. Deve, infatti, realizzarsi quella catena di solidarietà delle vittime di tutti i continenti per dar vita ad una cultura diffusa in alcune regioni e sconosciuta in altre che può compendiarsi in queste espressioni: dar voce alle vittime perché ottengano giustizia, rispetto e anche il giusto risarcimento morale e materiale. In una tale prospettiva, è indispensabile dar vita ad un osservatorio europeo permanente sulla vittimologia e sulla sicurezza.
Dobbiamo ancora rilevare come in Parlamento le leggi finalizzate alla tutela delle vittime quali: la “Legge quadro per la tutela delle vittime di reato”, la modifica costituzionale dell’art. 111 per inserire nel cosiddetto giusto processo i diritti delle vittime che pure avevano avuto grandi assicurazioni prima delle elezioni, oggi siano bloccate nelle varie commissioni. Ci troviamo ancora una volta di fronte ad un grave spregio della politica nei confronti di tutte le vittime.
Il clima nel paese non è rassicurante: è di pochi mesi fa la scoperta dell’“affare Telecom”, un caso di spionaggio attraverso intercettazioni telefoniche, che ricorda le
metodologie ed i pericoli per la democrazia dei tempi della loggia massonica P2. Giova ricordare che nell’ambito di tale scandalo è stato indagato anche il giornalista Renato Farina, al libro paga dei servizi segreti, non a caso grande sponsor dell’innocenza di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, oggi radiato dall’ordine dei giornalisti e uscito dal processo dopo aver patteggiato la pena e quindi riconosciuto le sue responsabilità.
La democrazia, ha scritto qualcuno, è tanto apprezzabile quanto difficile da mantenere. Nel passato si è cercato di abbatterla con le armi, o di pilotarla con le stragi e gli omicidi politici, oggi vi sono metodi più raffinati, ma pur sempre insidiosi e antidemocratici.
Ma, se i cittadini vigilano, non c’è democrazia che non possa essere validamente difesa, e depistaggi e strumentalizzazioni non possono trovarvi asilo.
C’è un esempio emblematico che vogliamo raccontarvi: nei primi anni 80’, ai tempi dell’inchiesta sulla loggia massonica P2 capeggiata da Licio Gelli , fu fatto ritrovare un dossier, costruito ad arte, gravemente diffamatorio sul conto dei giudici Giuliano Turone e Gherardo Colombo che all’epoca indagavano proprio sulla P2. Col tempo si scoprì che il Dossier era opera dello stesso Licio Gelli, che fu condannato a risarcire i due giudici, usciti totalmente e giustamente puliti dalla vicenda. Ottenuti, a distanza di 25 anni, i risarcimenti,Giuliano Turone e Gherardo Colombo hanno deciso di devolverli a due associazioni che dall’opera di Licio Gelli sono state gravemente colpite: una è l’associazione delle Nonne de Plaza de Mayo, le nonne dei figli dei desaparecidos argentini (Licio Gelli è stato ambasciatore ai tempi della repressione ed alla sua loggia erano iscritti i generali massacratori Massera e Videla), l’altra è la nostra associazione, in virtù del fatto che Licio Gelli si è sempre adoperato (e per questo è anche stato condannato) per allontanare gli inquirenti dalla pista fascista della strage del 2 agosto 1980.
Pochi mesi fa Gherardo Colombo, per il disagio profondo di operare in una istituzione malata, ha deciso di lasciare la magistratura.
La sua però non è stata una decisione di rinuncia, di chi getta la spugna ma una decisione d’impegno, attraverso le conferenze ,gli incontri nelle scuole, i libri per instillare nella società quel rispetto delle regole, che è alla base della democrazia.
Nel suo nuovo percorso siamo convinti che Gherardo Colombo non avrà al suo fianco solo noi, ma anche tante altre associazioni e cittadini, cittadini come voi, che, anche oggi , ci sostenete e dimostrate con la vostra presenza che democrazia significa soprattutto partecipazione.
Vogliamo ricordare accanto al nome di Gherardo Colombo anche quello di Libero Mancuso che ha lasciato la magistratura dopo anni di feroci attacchi finalizzati a delegittimare lui e il suo prezioso lavoro.
A persone come Gherardo Colombo e Libero Mancuso va tutta la nostra riconoscenza, nel ricordo dei nostri cari e di chi, dai giudici Mario Amato e Alessandrini a Emanuele Petri, da Guido Rossa a Marco Biagi, ha dato la vita per un’ideale di società civile.
A voi, che sempre così numerosi intervenite a questo incontro annuale di partecipazione e di manifestazione pubblica contro il terrorismo, mandiamo un saluto con grande affetto da parte di tutti i familiari che, da ogni parte del paese, intervengono per ricordare, sapendo che in questa piazza avrebbero trovato una folla amica che, come ogni anno, riempie di calore i loro cuori sofferenti nel ricordo di quel 2 agosto di 27 anni fa.
Grazie per essere stati con noi, grazie per il sostegno che ci date.
Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980
c/o Comune di Bologna - P.zza Maggiore, 6 - 40124 Bologna (IT) - Tel. +39 (051) 253925 - Fax. +39 (051) 253725 - Cell. +39 (338) 2058295
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