Sigle e personaggi coinvolti nelle vicende

  • P2 (Loggia Propaganda Due)
    Dirigente: Il "Venerabile Maestro" Licio Gelli
    Loggia Massonica segreta che tentò, tra il 1965 e il 1981, di condizionare i processi politici italiani attraverso la penetrazione di persone di fiducia all'interno della magistratura, del Parlamento, dell'esercito e della stampa.Il progetto della Loggia P2 fu esplicitato nel "Piano di rinascita democratica", sequestrato alla figlia di Licio Gelli nel luglio 1982: "L'obiettivo deve essere, nei partiti, nella stampa e nel sindacato, quello del controllo delle persone che in ogni formazione o in ogni giornale siano ritenute sintoniche con gli obiettivi del "Piano" e della creazione di strutture (formazioni politiche e giornali) che se ne facciano strumento di realizzazione. Per il sindacato in particolare, deve essere prioritario l'obiettivo della scissione dell'unità sindacale per poi consentire la riunificazione con i sindacati autonomi di quelle componenti confederali sensibili all'attuazione del Piano". Come ha sottolineato la Commissione Stragi: "il risultato finale di tutta l'operazione avrebbe dovuto restituire una magistratura più controllata (con la diversa regolamentazione degli accessi e delle carriere) e meno autonoma (con la modifica del C.S.M.); un Pubblico Ministero separato e legato alla responsabilità politica del Ministro di giustizia; un Governo il cui presidente viene eletto dalla Camera, libero da condizionamenti del Parlamento e i cui decreti non sono emendabili; un sistema della rappresentanza congelato con elezioni a scadenza rigida e simultanee per il Parlamento ed i consigli regionali e comunali; un Parlamento profondamente modificato e ridimensionato nella composizione e nelle funzioni; una Corte costituzionale ricondotta in argini più ristretti attraverso il divieto delle sentenze cosiddette additive; una amministrazione forte nei suoi apparati da contrapporre alla fragilità del controllo politico esercitato su di essa, una struttura sociale più rigida e meritocratica, una stampa più controllata, un'economia libera da eccessivi condizionamenti". Questo infine il giudizio espresso dalla Commissione stessa sulla democraticità della P2: "Gli obiettivi del "Piano" ben potrebbero considerarsi rientranti nel programma politico di un partito conservatore, soprattutto oggi che almeno parte di essi sono nel dibattito politico oggetto di una condivisione abbastanza ampia. Ma è l'analisi dei mezzi (e non dei fini) ad escludere il carattere democratico del Piano, affidato ad un'operazione occulta degli affiliati all'interno delle istituzioni, dei movimenti politici, del sistema dell'informazione e dell'economia. D'altro canto tutta la storia della P2 dimostra un tentativo di occupazione del potere e si realizza attraverso la distribuzione di uomini "propri" in ogni posto di responsabilità e se questo è nella logica storicamente consolidata della massoneria di tutte le "fratellanze" di qualsiasi matrice, nella P2 si fonde con lo sforzo di realizzazione di un progetto politico e di un assetto istituzionale che stravolge radicalmente quello esistente impossessandosene da dentro e violandone i suoi principi fondamentali".
    Tra gli iscritti alla Loggia P2 figurarono: i generali dell'Arma dei carabinieri Vito Miceli, Giovambattista Palumbo, Pietro Musumeci, Giuseppe Siracusano, Giovanni Allavena, Franco Picchioni e Giulio Grassini; i colonnelli Antonio Labruna e Manlio Del Gaudio; il generale dell'esercito Giuseppe Santovito; i magistrati Giuseppe Croce e Giovanni Palaia, (membri del CSM); il prefetto Walter Pelosi, i giornalisti Maurizio Costanzo, Franco Di Bella, (direttore del Corriere della Sera), Roberto Gervaso, Gustavo Selva e Paolo Mosca (già direttore della Domenica del Corriere); i politici Angelo De Carolis, Mario Tedeschi ed Enrico Manca; l'editore Angelo Rizzoli; gli imprenditori Pierluigi Accornero, Mario Lebole e Silvio Berlusconi.
    Intervista di M. costanzo a Licio Gelli - 5 ottobre 1980 (pdf)
    "La situazione politica in italia" e "Piano di rinascita democratica" versione originale (pdf)

  • Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari)
    Dirigenti: Giuseppe Valerio (detto "Giusva") Fioravanti, Dario Pedretti, Cristiano Fioravanti, Alessandro Alibrandi, Francesca Mambro.
    Pubblicazione: gli unici documenti prodotti sono i volantini di rivendicazione.
    La tradizionale preminenza dell'azione sul pensiero tipico della tradizione fascista, trovò in questa organizzazione, la sua applicazione estrema, negli anni che vanno dal 1978 al 1981. La relazione della Commissione Stragi spiega infatti come "la sigla Nuclei Armati Rivoluzionari, sottenda una realtà di non facile comprensione e si inserisca in un orizzonte volutamente mutabile e in movimento. Tale sigla infatti venne dapprincipio utilizzata dal gruppo formato dai fratelli Fioravanti, Alessandro Alibrandi e Franco Anselmi che si era andato strutturando in un processo di aggregazione per gruppi operanti nei quartieri e attivi in pestaggi e scontri fisici con oppositori politici, ma che già dal suo nascere non intendeva caratterizzarsi come una specifica formazione politica, quanto piuttosto mettere a disposizione di tutta l'area della destra una sorta di parola d'ordine con cui attestare, attraverso i fatti, la condivisione del progetto complessivo. Come si vede l'idea coincide con le quasi contemporanee prese di posizione di Costruiamo l'azione, e la convinzione radicata in Fioravanti e negli altri a lui vicini della superfluità delle parole e della forza rivoluzionaria dell'esempio. Valerio Fioravanti spiegherà il significato della sigla in questi termini: "la sigla N.A.R. è stata usata da molti anni, inizialmente per semplici attentati di danneggiamento, e stava ad indicare soltanto la matrice fascista. Tale sigla peraltro non si riferisce ad una organizzazione stabile e strutturata; bensì soltanto alla matrice degli attentati. Se vi era il rischio che persone estranee o anche persone della destra facessero azioni sbagliate e controproducenti, esso era compensato dal vantaggio che tale organizzazione sembrasse realmente esistente e attiva per più lunghi periodi di tempo". Tale elasticità è indicativa di un atteggiamento del gruppo N.A.R che rimane tuttavia sufficientemente individuabile come tale per la stabilità della sua formazione, dell'armamento e la consequenzialità dei comportamenti tenuti ed anzi finisce per essere un modo caratteristico di essere della formazione invece che la negazione della sua esistenza come struttura. L'organizzazione e l'esecuzione di molti dei colpi avvicinò stabilmente - e per alcuni irreversibilmente - i ragazzi dei N.A.R alla criminalità organizzata del gruppo che successivamente verrà indicato (sinteticamente e in parte impropriamente) come Banda della Magliana, attraverso lo stretto legame dei fratelli Fioravanti e di Alibrandi con personaggi come Massimo Sparti, e di Massimo Carminati e dello stesso Fioravanti con Franco Giuseppucci e Danilo Abbruciati. Tali legami verranno a cementarsi, oltre che con la pianificazione e attuazione di rapine attraverso le attività di reinvestimento dei proventi delle rapine (per lo più attraverso il prestito usuraio) che gli estremisti affideranno alla banda, per conto della quale eseguivano attività di intimidazione e di vero e proprio killeraggio".
    il caso Mambro - Fioravanti
    vedi le foto delle vittime dei nar

  • Costruiamo l'azione
    Dirigenti: Fabio De Felice, Sergio Calore, Massimiliano Fachini
    Pubblicazione: Costruiamo l'azione
    "Costruiamo l'azione" nasce alla fine del 1977 come pubblicazione di estrema destra, ma in realtà era un movimento politico formato da elementi della destra radicale passati attraverso diverse esperienze. La linea del giornale risentì delle varie componenti che contribuirono ad animarlo. Una più legata alle tematiche ordinoviste classiche; l'altra, che tendeva a prestare maggiore attenzione ai fermenti giovanili; e infine una terza, che finirà poi per prevalere, che tendeva al disconoscimento totale di qualsiasi ideologia, fascista e non.
    Costruiamo l'azione tentò di trovare punti di convergenza con la sinistra rivoluzionaria, soprattutto con Autonomia Operaia, ma il progetto fallì.

  • Banda della Magliana
    Dirigenti: Franco Giuseppucci (zona della Magliana), Danilo Abbruciati (zona Trastevere Testaccio ), Nicolino Selis (zona Acilia Ostia), Gianfranco Urbani (zona Tufello Alberone).
    Gruppo criminale romano in costante relazione di affari con "Cosa nostra" (in particolare con il gruppo romano di Pippo Calò), con gruppi eversivi di destra (con cui pianificava e attuava rapine e ne reinvestiva i proventi attraverso il prestito usuraio) e con settori dei servizi segreti.
    Era composta da vari gruppi che operavano in modo autonomo tra loro, e quindi con il termine "banda" non è da intendersi un gruppo criminale identificabile come tale, quanto piuttosto l'esistenza e l'obbedienza ad alcune regole interne. Come ha scritto Gianni Flamini: "La prassi operativa era binaria: da un lato ciascuna banda contribuiva all'attività criminale associata, dall'altro era autonomamente attiva negli ambiti criminosi direttamente controllati".

  • AN (Avanguardia Nazionale)
    Dirigente: Stefano Delle Chiaie
    Pubblicazione: Lotta Politica (sorta di manuale per i militanti)
    "Avanguardia Nazionale fu fondata nel 1960 da Delle Chiaie, allontanatosi da O.N., della cui separazione dal MSI era stato sostenitore. Nel 1965 A.N. si sciolse e gli aderenti, pur non rompendo i collegamenti tra loro, parteciparono sotto altre sigle all'esperienza politica della destra radicale non dissimilmente da quanto faceva Ordine Nuovo. Fu poi ricostituita nel 1970, in concomitanza con il processo di parziale riassorbimento di O.N. nel MSI. Animata da una pari ostilità nei confronti dei regimi comunisti e dello stato liberal-democratico, A.N. propugna l'idea di una rivoluzione europea per ripristinare le naturali differenze tra gli uomini e dar vita alla formazione di una élite rivoluzionaria che funga da avanguardia, organizzata in piccoli gruppi o in nuclei qualificati che nell'azione concretizzano la fusione tra ideale e sua realizzazione. Il movimento teorizza l'ipotesi golpista classica, richiamandosi, come O.N., al fascismo storico e alla RSI, ma ricollegandosi all'esperienza allora attuale dei regimi militari in Europa e America Latina. Si prefiggeva inoltre lo scopo di determinare "una definitiva divisione verticale nelle forze politiche in due fronti contrapposti: il demo-marxista e il nazionale rivoluzionaria". L'esasperazione del clima di tensione è strumentale a tale disegno e può essere raggiunta sia attraverso lo scontro con l'avversario che attraverso azioni di provocazione non riconducibili alla loro reale matrice. Funzionale a tale disegno è anche e soprattutto il mantenimento di contatti con gli apparati che, una volta determinata una lacerazione del tessuto del potere, sono destinati ad intervenire per ripristinare l'ordine. Anche A.N., sulla base della stessa attività di polizia giudiziaria che aveva portato al rapporto contro O.N., fu, attraverso i suoi maggiori esponenti, sottoposta a procedimento per ricostituzione del partito fascista e, sebbene in tempi più lunghi e con condanne più miti, si pervenne prima alla condanna, nel 1976, quindi allo scioglimento dell'organizzazione".

  • Ordine Nero
    Secondo la Commissione Parlamentari sulle stragi, "Ordine Nero, sulla cui esistenza, fuori dell'ambiente, per lungo tempo non vi fu certezza, raccolse i militanti delle formazioni storiche della destra eversiva e di organizzazioni minori per progetti dichiaratamente terroristici. Il nucleo originario poteva contare su uno zoccolo duro di "evoliani" e di veterani di O.N. e A.N. Si appurò poi che il gruppo era articolato in almeno sette unità territoriali, fra cui la più attiva era probabilmente quella toscana, resasi responsabile di numerosi attentati a linee ferroviarie. Nel complesso a Ordine Nero fu attribuita la responsabilità di circa 45 attentati. Vi erano poi legami operativi molto stretti con il Movimento di Azione Rivoluzionaria, legami così stretti che anche alcuni militanti consideravano Ordine Nero una sorta di braccio armato del MAR".

  • Ordine Nuovo
    La profonda continuità ideologica e personale tra il Centro Studi Ordine Nuovo e il M.P.O.N. ha consentito di discutere di Ordine Nuovo come di un'esperienza politica unitaria, ma qui si è preferito trattarli separatamente. (Vedi Centro Studi Ordine Nuovo e Movimento Politico Ordine Nuovo)

  • Cson - Centro Studi Ordine Nuovo
    Dirigente: Pino Rauti
    Pubblicazione: Ordine Nuovo (dal 1956 al 1966)
    Nato nel 1956, dopo il congresso di Milano del MSI, dal quale si divise nel nome della continuità con gli ideali della Repubblica di Salò. Secondo lo statuto, Ordine Nuovo è una "organizzazione a carattere tradizionalista" alla base della quale sono: "la fedeltà, la lealtà e la disciplina". Simbolo dell'organizzazione è l'ascia bipenne, mentre il motto era lo stesso delle SS naziste: "il nostro onore si chiama fedeltà". L'esperienza del Centro studi terminerà nel dicembre 1969 con il ritorno di Rauti nel Msi. In contrasto con questa decisione sorse il M.P.O.N. (Movimento Politico Ordine Nuovo; vedi). Due le linee di attività del Cson, (proseguite anche dal Mpon) formazione ideologica dei membri e costituzione di una fitta rete di rapporti, in Italia e all'estero, con altri gruppi di ispirazione eversiva. (vedi anche: Ordine Nuovo)


Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980
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