2 AGOSTO 1998

Comunicazione del Presidente della Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna letta nel piazzale della Stazione Centrale di Bologna alle ore 10,25 del 2 Agosto 1998

Oggi ricorre il 18° anniversario della strage alla stazione che causò 85 morti e 200 feriti.

La sentenza che ha condannato definitivamente due degli esecutori e alcuni depistatori non ci può tranquillizzare, poiché sappiamo che quell’attentato fu il risultato dell’iniziativa di un vasto gruppo di persone che ambiva a consolidare le proprie posizioni tentando di manipolare il consenso democratico.

Vogliamo ricordare che i mandanti e gli ispiratori politici delle stragi e del terrorismo sono tra noi e godono di notevoli protezioni e che restano pendenti presso il Tribunale di Bologna due processi: quello contro Ciavardini, accusato di essere uno degli esecutori della strage e il processo bis, detto dei depistaggi, che vede imputati altri uomini dei servizi segreti accusati di aver operato per sviare le indagini e nascondere la verità sulle stragi alla stazione di Bologna e al Treno Italicus.

Sul manifesto di quest’anno abbiamo scritto:

"I politici che hanno nominato gli appartenenti ai servizi segreti iscritti alla P2 e coinvolti direttamente o indirettamente nelle stragi devono mettersi finalmente da parte per rispetto della coscienza democratica del paese".

Al dovere della memoria si deve unire il dovere del rispetto della coscienza democratica del Paese.

L’anno scorso alla precisa denuncia dell’Associazione dei ritardi del Ministro dell’Interno nel punire i responsabili degli occultamenti dei documenti ritrovati in locali di pertinenza del suo ministero e la rapida riabilitazione degli stessi, vi è stata una reazione critica nei confronti dell’Associazione. I fatti poi hanno confermato quanto l’Associazione aveva dichiarato. In quell’occasione nessun Membro del Governo ha mostrato di prendere coscienza che la volontà di invertire prassi di copertura a favore di chi aveva operato per nascondere la verità va rimarcata con azioni concrete.

Il 2 Agosto 1997, Membri del Governo e delle Istituzioni, assicurarono che sarebbe stata presentata dall’esecutivo, entro la fine dello stesso anno, una legge che avrebbe rivisto complessivamente la materia del segreto di Stato dandogli un limite temporale e avrebbe trattato il problema del segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo tenendo ampiamente conto della legge di iniziativa popolare presentata nel 1984, 14 anni fa, dall’Unione dei familiari delle vittime. La legge promessa non è stata presentata e così si è perso un altro anno. Per l’ennesima volta emerge l’incapacità di fare chiarezza, di impedire che lo Stato tuteli con il segreto chi attenta alla sua stessa esistenza, di approntare quegli strumenti che permettano di colpire i mandanti e gli ispiratori politici delle stragi e coloro che, per salvaguardare il proprio potere, hanno costretto il Paese a pagare, con centinaia di morti e feriti, un alto tributo di sangue.

La fuga di Licio Gelli, Gran Maestro della Loggia massonica P2, è stata considerata una dimostrazione che il latitante gode ancora di appoggi influenti negli apparati dello Stato.

Apprendiamo con grande sconcerto che il dr. Elio Cioppa, funzionario del Ministero dell’Interno, il cui nome figurava nell’elenco degli affiliati alla Loggia massonica P2, tessera n.1890, è stato inserito nella segreteria del Capo della Polizia. Si continuano ad utilizzare, in punti nevralgici dello Stato, uomini compromessi. Uomini che hanno un doppio giuramento allo Stato e alla massoneria, come possono essere fedeli servitori dello Stato?

Anche dalla Commissione stragi non vengono segnali positivi. L’audizione dell’On. Francesco Cossiga, Presidente del Consiglio il 2 Agosto 1980, anziché un’opportunità per comprendere i suoi comportamenti mentre ricopriva alti incarichi al vertice del potere, si è risolta in un soliloquio senza nessuna domanda che approfondisse le sue responsabilità politiche. Nessuna domanda sugli incarichi dati ad uomini della Loggia massonica P2, nessuna domanda sui servizi segreti nelle mani della Loggia massonica P2. Il Senatore si è permesso di definire come servitori dello Stato, uomini che, a capo dei servizi segreti, sono finiti sotto inchiesta per fatti di eversione. Quell’audizione non ha portato nessun elemento atto alla comprensione della storia delle tragedie subite dal nostro Paese.

Perché è stato consentito il soliloquio? Perché non sono state formulate domande e contestazioni precise?

All’On. Prodi abbiamo scritto, nel maggio dell’anno scorso e nel marzo di quest’anno, per conoscere quali provvedimenti erano stati presi nei confronti di quei funzionari del SISMI che nel 1995, alla vigilia della sentenza della Corte di Cassazione, avevano costruito un falso alibi per scagionare i due autori della strage.

Abbiamo avuto solo quattro giorni orsono una risposta gradita ma attinente a temi diversi.

Anche il silenzio è violenza e, mancate risposte su questi temi sono, quasi sempre, campanelli d’allarme. In passato il silenzio è stato un modo per facilitare l’occultamento della verità.

Occorre uscire dalla logica che la verità sul terrorismo e sulle stragi è un lusso che non possiamo permetterci. E’ necessario prendere coscienza che la ricerca della verità è un dovere di tutti i cittadini e soprattutto di coloro che hanno responsabilità politiche e di governo.

L’Associazione con l’Istituto Regionale della Resistenza Ferruccio Parri, ha costituito il "Centro di Documentazione Storico Politico sullo Stragismo" che, finanziato dalle Istituzioni locali: Comune di Bologna, Provincia di Bologna e Regione Emilia Romagna, inizierà i suoi lavori a settembre. Si tratta di uno strumento di studio, ricerca e analisi a disposizione di tutti, per approfondire la ricerca della verità e per stimolare un approccio laico alle tematiche dello stragismo attraverso lo strumento dell’analisi storica, affinché alle generazioni future siano chiari i meccanismi degenerativi che possono inquinare i sistemi democratici. Rivolgiamo la nostra gratitudine alle Istituzioni locali per l’attenzione che riservano al problema della ricerca della verità.

Alcuni organi di stampa e mass- media, sembrano invitare i giovani alla cultura della illegalità; offrono grandi spazi ai terroristi, trattandoli come divi,consentendo loro di dare lezioni di storia, la loro storia: soggettiva, interessata e limitata. Anche in Parlamento i terroristi sembrano godere di simpatie e tra le forze politiche c’è chi sta cercando scorciatoie affinché possa essere approvato, anche con una maggioranza semplice, un provvedimento di ingiustificato e ingiustificabile indulto. Si cerca di far credere che la chiusura degli anni di piombo si possa attuare liberando coloro che ancora sono in carcere. Questo, secondo noi, è un modo per stravolgere la storia del nostro Paese. Quegli anni si chiuderanno solo con la verità, smascherando e colpendo i mandanti e gli ispiratori politici che hanno utilizzato il terrorismo e le stragi come strumento di lotta politica.

Purtroppo sembra ormai che la richiesta di verità sia un compito lasciato ai soli familiari delle vittime. Dal Parlamento non si ode una voce che parli fuori dal coro delle frasi di circostanza di cui i giornali sono pieni negli anniversari degli eccidi.

I politici, che hanno coltivato inaccettabili forme di condono nei confronti dei terroristi, non devono dimenticare che, nel nostro Paese, il sistema penitenziario è già strutturato in modo da attenuare notevolmente l’esecuzione della pena e che, ulteriori iniziative in tal senso rischiano di far perdere ai cittadini la dimensione del ruolo centrale che in uno Stato di diritto deve conservare il principio di responsabilità, con gravi rischi di ulteriori diffuse cadute del senso di legalità. La fondamentale garanzia da assicurare agli imputati innocenti ed alle parti offese è l’accertamento della verità e l’attribuzione di conseguenze penali certe nei confronti di coloro che vengono riconosciuti colpevoli.

In questo Paese esiste una forma di garantismo che tutela solamente i terroristi, le vittime non solo non vengono tutelate, ma umiliate di fronte all’arroganza dei terroristi e al silenzio del Parlamento Esigiamo il rispetto nei confronti delle vittime, non solo durante gli anniversari.

Infine sentiamo il dovere di ringraziare tutti coloro che sono presenti a questa manifestazione, i cittadini, le organizzazioni tutte che continuano a dimostrarci, con grande calore, una immutata ed inesauribile solidarietà.

Sappiate che la vostra presenza è per tutti noi un sostegno importante per continuare la battaglia per la completa verità.


Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980
c/o Comune di Bologna - P.zza Maggiore, 6 - 40124 Bologna (IT) - Tel. +39 (051) 253925 - Fax. +39 (051) 253725 - Cell. +39 (338) 2058295
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